La nostra Penisola subisce una quotidiana invasione di case insicure, fragili, non coibentate, energeticamente costose e spesso vuote e inutili, insieme a capannoni, autostrade, parcheggi, cave e strade che continuano a cancellare importanti porzioni del nostro territorio.
Secondo il dossier di Legambiente “Basta case vuote di carta“, presentato questa mattina a Roma, in Italia negli ultimi tre anni abbiamo perso ben 720 chilometri quadrati di suolo (dati Ispra). Nemmeno la crisi ferma questa epidemia cementificatoria, che devasta il Paese senza incidere per nulla sull’emergenza casa che riguarda ben 650mila famiglie che per reddito e condizioni avrebbero diritto ad un alloggio di edilizia popolare.
“Senza un serio impegno politico la situazione non cambierà – dichiara il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza. “Servono subito provvedimenti specifici per frenare il consumo di suolo e per la riqualificazione del patrimonio edilizio con chiari obiettivi di efficienza energetica e sicurezza anti sismica. Non servono altre case di carta in periferia, insicure e invivibili, ma nuove politiche per ripensare periferie degradate e dismesse con procedure che permettano finalmente di avviare progetti innovativi”.
In questa situazione, il settore dell’edilizia vive una drammatica crisi occupazionale con oltre 600mila posti di lavoro persi e migliaia di imprese chiuse. C’è quindi urgente bisogno di un progetto che tenga assieme gli obiettivi e le politiche per tre grandi questioni strettamente connesse tra loro: il consumo di suolo, l’emergenza casa e la rigenerazione urbana.
Dei 22mila chilometri quadrati urbanizzati in Italia, il 30% è occupato da edifici e capannoni, il 28% da strade asfaltate e ferrovie.
Il tasso di consumo di suolo negli anni ’50 era pari al 2,9%. Oggi siamo al 7,3% l’anno.
Per l’Emilia-Romagna il dato al 2012 è più elevato della media nazionale, attestandosi al 8,6%, pari a 1.902 chilometri quadrati consumati.
Impressionante è anche il numero di permessi per costruire concessi in questa regione tra il 1995 e il 2011: se in Italia i valori medi per abitante sono pari a 71,6 milioni di metri cubi, in Emilia-Romagna si registra il dato di 113,3 procapite.
Due i luoghi scelti come simbolo della devastazione del territorio in Emilia-Romagna: il passaggio della prevista autostrada Nuova Romea a Comacchio, e lo scempio dell’urbanizzazione prevista a San Lazzaro di Savena (Bo).
Nel territorio di Comacchio potrebbe passare infatti una delle 5 autostrade previste, ed anelate, dalle istituzioni in Emilia-Romagna, la Nuova Romea che da Cesena dovrebbe collegarsi a Venezia tagliando territori fertili lungo tutta la pianura costiera e sfregiando tra l’altro, l’area del Mezzano, una delle poche superfici ancora libere dal cemento dell’intera Pianura Padana. Proprio a fianco del Mezzano, abbiamo srotolato gli striscioni, per dire no a questa grande opera che drenerà ingenti risorse senza apportare nessun beneficio all’economia.
A S. Lazzaro di Savena, alle porte di Bologna, si è svolto ieri il nostro presidio contro la prevista espansione urbanistica in un’area agricola di pregio, non giustificata da reali esigenze di crescita della popolazione. Una scelta dell’amministrazione uscente che ha incontrato il totale dissenso della popolazione, sfociato in numerose manifestazioni e migliaia di firme contrarie, ma purtroppo cadute nel vuoto.
Il progetto urbanistico previsto nei campi della località Frazione Idice distruggerà 300.000 mq di terreno agricolo vergine per realizzare nuovi palazzi, centri commerciali, un centro sportivo e una scuola in mezzo alla campagna, senza alcun servizio di collegamento e trasporto.
L’area tra l’altro sorge alle porte del Parco dei Gessi Bolognesi e l’intervento è già stato indicato come ad alto impatto dalla Soprintendenza.
A completare il quadro le ambiguità che hanno caratterizzato in passato le politiche urbanistiche della giunta di San Lazzaro, che ha visto le dimissioni in corso di mandato dell’assessore all’urbanistica, sollecitate da più parti importanti per potenziali conflitti di interessi rispetto ai costruttori.
Due casi paradigmatici, ma purtroppo non i soli in Regione, che negli ultimi anni non ha visto adottato alcun provvedimento per contenere il consumo del territorio. Dalle previsioni turistiche di Comacchio, all’autostrada TI-BRE nel Parmense, passando per la cementificazione dei canali di bonifica a Piacenza, o per il centro sportivo del Bologna FC non ci si fa mancare nulla in termini di sfruttamento del suolo.
“Gli interventi nazionali sono fondamentali – afferma Lorenzo Frattini, presidente di Legambiente Emilia-Romagna – ma le regioni possono muoversi in autonomia, come fatto ad esempio dalla Toscana”.
Con l’approvazione di una mozione in consiglio regionale e le polemiche dell’associazione, la Giunta Errani ha garantito iniziative serie entro l’estate. Si attende di vedere se questa indicazione politica corrisponderà ad atti concreti. Ormai sono pochi i mesi per approvare misure effettivamente attuabili.
Per questa ragione continuiamo battaglia contro il consumo di suolo, attraverso presidi, campagne di sensibilizzazione e informazione, raccolta firme e segnalazioni.