Poco più di un anno per frenare l’emorragia di campagna in Emilia-Romagna.
Questo il tempo a disposizione del Consiglio regionale, prima dell’avvio della fase pre-elettorale.
Un anno in cui è urgente mettere in campo azioni normative contro il consumo di suolo, un tema sentito ormai trasversalmente da tutti i cittadini e presente in molti programmi elettorali, tanto di maggioranza che di opposizione, ma che finora non ha trovato attuazione.
Per questo Legambiente, a fronte di un’avanzata continua del cemento, lancia una campagna di mobilitazione nei confronti della Regione, proponendo ai cittadini di far sentire la propria voce, tramite una raccolta firme e l’invio di cartoline dirette ai consiglieri per fare pressione e ottenere un provvedimento entro la fine del mandato.
Da oggi, nei circoli e ai banchetti di Legambiente sarà possibile firmare la petizione. Inoltre si potrà firmare presso diversi negozi ed esercizi pubblici in regione. Ad oggi a Bologna hanno già aderito Alce Nero – Berberè, ExAequo – Bottega del Mondo e Camera a Sud. Altri esercizi sono la Libreria Rizzati Marino a Comacchio, Antico Caffè La Ghiaia a Parma e Osteria Virgilio sempre a Parma. L’elenco aggiornato sarà disponibile sul sito regionale dell’associazione.
Legambiente ha scritto nei giorni scorsi ai consiglieri regionali dell’ER chiedendo un provvedimento per fermare il consumo di suolo e proponendo di creare uno schieramento trasversale alle forze politiche che si impegni a raggiungere questo risultato.
Lo ha fatto proponendo ai consiglieri di sottoscrivere il documento incardinato su sei punti da inserire nella normativa, assieme ad una serie di azioni politiche più generali.
Punti principali della proposta: ridimensionare le previsioni dei piani urbanistici attualmente vigenti, penalizzare il consumo di suolo vergine e favorire il recupero del patrimonio edilizio esistente.
A questi si somma la richiesta di istituire un sistema di monitoraggio del consumo di suolo e dell’uso degli immobili in ogni comune.
Particolarmente importante per l’associazione è inoltre la richiesta di attuare compensazioni del suolo cementificato, “desigillando” altrove altro suolo, secondo le linee guida dell’Unione europea.
Sono infatti tantissimi i progetti di lottizzazioni, centri commerciali, strade e autostrade ormai in fase avanzata, che se non venissero bloccati dalle proteste locali, difficilmente potrebbero essere fermati per legge. Garantire un saldo netto di campagna rimane l’unica possibilità a cominciare dalle opere in cui le ruspe stanno per iniziare i lavori.
L’associazione ricorda che il ritmo di urbanizzazione a cui si è assistito negli ultimi 30 anni in regione Emilia-Romagna è oltre 8 ettari al giorno: trend che è rimasto inalterato e senza efficaci interventi normativi fino all’inizio della crisi economica.
Nel quinquennio 2003-2008 si è urbanizzata un’area di campagna con capacità agricola sufficiente per la sussistenza alimentare di un’intera provincia.
Secondo Legambiente serve agire prima di tutto sulle cause della spinta al consumo di suolo, cioè la rendita fondiaria, riducendo il vantaggio economico della speculazione. In nessun altro settore economico la creazione di valore avviene con così poco investimento di ricerca, innovazione e competitività come quello che avviene con un semplice cambio di destinazione d’uso di un terreno.
Serve inoltre completare il quadro con strumenti efficaci per avviare la rigenerazione urbana in modo massiccio. Questo per dare risposta alla richiesta di riqualificazione energetica, sismica e di vivibilità degli spazi sia pubblici che privati. Ma anche per rilanciare il comparto dell’edilizia oggi pesantemente in crisi.
Oggi, in Parlamento, sono depositati diversi progetti di legge in materia di consumo di suolo. Purtroppo la precaria situazione politica nazionale rende alto il rischio che nessun provvedimento veda la luce in tempi brevi. Per questo è urgente mettere in campo meccanismi a scala regionale.
Le adesioni immediate di un gruppo di dieci consiglieri regionali all’appello, ricevute pochi giorni dopo la chiamata dell’associazione, sono un segnale positivo.
- Il documento completo con i sei punti e la lista aggiornata dei consiglieri aderenti alla proposta.
- Si può firmare la petizione ai banchetti di Legambiente, in uno dei negozi e locali che supportano la causa oppure online sul sito della campagna “Stop al cemento”.