Il passante autostradale a Nord di Bologna è l’opera più impattante prevista su quel territorio provinciale e che, se realizzata, cambierà completamente gli assetti ambientali, agricoli, urbanistici e sociali del bolognese. Farà scomparire ettari di campagna, incentiverà ancor più il traffico su gomma, cambierà la viabilità del capoluogo, avrà effetti sulle tariffe autostradali (probabilmente anche per gli utenti della tangenziale) e porterà nuovi flussi di traffico in diverse aree della provincia.
Pur con tutte queste criticità e con questi effetti che riguarderanno anche le generazioni future, le scelte sull’opera – sul tracciato, sulle caratteristiche, sulle tariffe applicate – si stanno facendo con modalità che sembrano più quelle di una compravendita in un suk che quelle proprie di una comunità che si muove con regole condivise e nel rispetto della democrazia.
Questa triste impostazione, è risultata evidente fin dall’ultimatum estivo di Autostrade, che proponendo un nuovo tracciato (probabilmente già discusso preliminarmente con regione ed amministrazioni locali) ha imposto al territorio di arrivare al consenso entro fine novembre. Da allora si è avviato un balletto di taglia e cuci di cui oggi vediamo la pagina più povera, in cui ogni sindaco ha portato le richieste particolari del proprio territorio smontando nel frattempo al ribasso le caratteristiche dell’opera, originariamente definite “irrinunciabili”.
Nell’ultima riunione in Provincia, si è chiarito, che pur di accettare l’opera le amministrazioni locali sono disposte a rinunciare alle 3 corsie per senso di marcia, alla banalizzazione del tratto urbano della A14 (cioè la completa trasformazione in tangenziale), per non parlare della scomparsa delle fasce boscate del primo progetto e dei finanziamenti al trasporto pubblico. Si lascia inoltre nella completa indeterminatezza il tipo di pedaggio da attuare nella tratta cittadina, per disincentivare il traffico di attraversamento dal passare entro il perimetro cittadino.
E questo passando sopra le teste dei cittadini, con scarso dibattito nei consigli comunali e assenza di comunicazione verso le comunità locali.
In tutto questo inoltre, le stesse ragioni di necessità di alleggerire il traffico veicolare sul nodo bolognese appaiono sempre meno consistenti, in una fase in cui la contrazione dei passaggi giornalieri è ampiamente dimostrata, così come non si può parlare di riduzione dell’inquinamento nel territorio, visto che la nuova opera al limite aumenterà la strada percorsa dal traffico di attraversamento.
Insomma un’opera impattante ma che nelle modalità decisionali mostra come la sua realizzazione sia ormai un obiettivo fine a se stesso: l’autostrada come idolo dello sviluppo del territorio, indipendentemente da qualsiasi valutazione seria di costi-benefici.
Una pagina decisamente triste della gestione politica locale, che occorre archiviare se non si vuole aumentare ancora di più la frattura tra cittadini ed istituzioni.