Legambiente chiede che nella realizzazione di nuovi edifici pubblici si ponga l’obbligo di consumo di suolo zero. Un risultato raggiungibile solo costruendo in aree dismesse, recuperandole, oppure compensando il suolo consumato abbattendo edifici e rinaturalizzando in luoghi diversi da quello interessato.
La proposta nasce dalla discussione in merito al nuovo polo socio-sanitario Lubiana, del Comune di Parma. Per la realizzazione della struttura di via XXIV Maggio, uno degli ultimi terreni agricoli della città verrà ricoperto di cemento, nonostante le aspettative create dalla giunta contro il consumo di suolo.
Non è certamente la situazione più grave del comune parmense, ed è evidente l’utilità della struttura di forte valenza pubblica, così come è la necessità di arrivare in tempi brevi alla sua realizzazione.
Si tratterebbe però dell’ennesima resa della Giunta di fronte a soluzioni di consumo di suolo ereditate dalla precedente amministrazione, finora tutte giudicate come ineluttabili.
Una posizione decisamente semplicistica per un Sindaco che ha fatto del consumo suolo zero una bandiera in fase elettorale. Legambiente chiede quindi di provare a lavorare ad una scelta alternativa in accordo con gli altri livelli istituzionali.
Il circolo locale di Legambiente, per bocca del suo presidente Fracesco Dradi, ha già lanciato una proposta su un duplice livello: di metodo e nel merito.
Che sia innescato un percorso di democrazia partecipata dove i cittadini siano chiamati a scegliere tra due opzioni: una, quella già nota, di “vecchio stampo” che prevede la costruzione di un nuovo edificio con consumo di suolo agricolo; la seconda “innovativa” che preveda il recupero di un edificio dismesso o un abbattimento-ricostruzione su suolo già urbanizzato.
Su questo dibattito Legambiente fa inoltre una proposta concreta: recuperare l’area dismessa dell’ex centro commerciale di via Cicerone, soggetta a fallimento.
Proprio perché si tratta di una struttura pubblica è più urgente una scelta in controtendenza e dal valore esemplificativo da parte dell’amministrazione.
La stessa Regione – da cui arriva il finanziamento per l’opera – ha chiarito che non è necessario costruire in quel punto il polo socio-sanitario, mentre parte della minoranza (il PD locale) ha evidenziato come la scelta dell’ubicazione sia sbagliata: ci sono quindi tutti i presupposti perché si possa trovare una soluzione condivisa. L’invito è quindi quello di uscire dai giochi di schieramento per il raggiungimento di un obiettivo concreto e invocato da più parti.
«Il sindaco Pizzarotti e l’assessore Alinovi devono però prima di tutto esternare la volontà di trovare un’alternativa, non riformulando il solito mantra che le scelte sono ereditate ed ineluttabili», dichiara Lorenzo Frattini, presidente di Legambiente Emilia-Romagna. «Dalla Regione venga invece la chiara indicazione di disponibilità per supportare l’opera anche nel caso di una scelta più complessa come ad esempio quella che deriverebbe dal recupero di aree degradate, eventualmente riconoscendo anche i costi extra dovuti a tale scelta. Legambiente si farà promotrice per questa soluzione presso gli assessori competenti, per la pianificazione e riqualificazione urbana Freda e Peri».