Molte le ombre che gravano sull’intervento, dal rischio di una speculazione edilizia mascherata, al continuo espandersi casuale della città, fino all’ennesimo uso degli accordi con i privati al di fuori di percorsi pianificatori partecipati e del Piano Strategico Metropolitano.
Siamo sconcertati e preoccupati per la presentazione a sorpresa fatta ieri da Provincia, Comune di Granarolo, e Bologna FC del nuovo polo sportivo e polifunzionale di 22 ettari nella campagna di Granarolo. Per concedere l’autorizzazione a costruire, Provincia e Comune mettono mano rispettivamente al Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale e al Piano Strutturale Comunale, concedendo l’ennesima deroga e vanificando di fatto gli sforzi a tutela del territorio impliciti nelle normative vigenti.
Non si nega che l’accorpamento delle attività del Club rossoblù possa essere un valore ed un obiettivo virtuoso, ma la scelta proposta appare sbagliata nei metodi e nei contenuti.
L’intervento infatti va in senso contrario a tutte le strategie di una sana urbanistica. Se oggi le parole d’ordine sono ridurre la dispersione abitativa fuori dai centri urbani, contenere l’artificializzazione della campagna ed il consumo di suolo, sviluppando i nuovi poli attrattivi lungo le assi di mobilità pubblica di massa, il progetto presentato va esattamente nella direzione opposta.
Si crea infatti un polo attrattivo nel pieno del territorio rurale, consumando ben 22 ettari di campagna.
L’operazione sconfessa anche la presunta volontà dell’amministrazione provinciale di un vero percorso partecipato sul futuro del territorio bolognese, avviato col Piano Strategico Metropolitano.
Conferma invece l’idea che nella provincia di Bologna e nella nostra regione le scelte continuino ad essere fatte nelle segrete stanze, con un utilizzo scellerato degli accordi di programma in deroga ai piani vigenti – nati invece per vere esigenze di interesse pubblico- con un continuo svilimento della materia urbanistica.
Infine ci lasciano perplesse le proprietà dei terreni coinvolti dall’operazione e nelle aree limitrofe, che unite alla vicinanza dello svincolo della futura strada Lungosavena, fanno presagire l’odore di speculazione edilizia e la prospettiva di ulteriori espansioni urbanistiche, secondo modelli già visti negli ultimi anni.
“Un risultato immediato di questo intervento è sicuramente quello di far aumentare i valori immobiliari dei terreni limitrofi al progetto, profilando il disegno di saturare gli spazi agricoli tra l’attuale via S. Donato e la futura Lungosavena” – dice il presidente di Legambiente Emilia Romagna, Lorenzo Frattini, che prosegue – “Legambiente ha scelto di impegnarsi nel percorso di partecipazione al PSM: con questa iniziativa estemporanea il Presidente Draghetti e l’assessore Venturi non hanno di certo dato un messaggio di fiducia ai partecipanti. Ci chiediamo se abbia senso proseguire il percorso partecipativo”.