Fonte: La Gazzetta di Modena
Quattro pagine fitte di considerazioni critiche, ognuna legata a temi e questioni di rilevanza. Si presenta così il dossier di Legambiente, inviato a Roma alla Commisisone di Valutazione di Impatto Ambientale, per rispondere al progetto della Cispadana presentato dalla Regione, e già ambientalmente “bocciato” – incredibilmente – dagli stessi sindaci che sul progetto Cispadana e alla filosofia economica che si porta dietro hanno dedicato passione e giustificazioni.
Legambiente segnala, per sommi capi, “l’incongruenza tra una pianificazione originaria (che prevedeva una strada di collegamento tra i paesi) con la scelta di una autostrada che importerà traffico europeo. Il tutto senza evidenziare gli impatti complessivi sull’area e i costi ambientali a carico della collettività. Poi la frammentazione del territorio e la perdita definitiva del paesaggio agrario, perché l’autostrada verrà costruita proprio sulle terre più fertili, tagliando l’orizzonte. Legambiente segnala l’impatto devastante “sulla biodiversità, le reti ecologiche e i siti Rete Natura 2000”, segnalando paradossali cantieri nelle zone Zps. Le osservazioni si concentrano anche sul traffico, e sui conseguenti inquinamento atmosferico e rischi sanitari, con effetti degenerativi e moltiplicatori che – spiega Legambiente – sono segnalati dalla stessa Ausl di Modena. Legambiente si sofferma anche sul rischio idraulico, per l’effetto diga dell’infrastruttura prevista in rilevato e anche una problematica sismica, ignorata di fatto nel progetto anche se l’autostrada corre precisa sulla faglia che ha devastato la Bassa.
«Dopo la faticosa analisi di alcune tematiche del progetto definitivo – spiega la referente provinciale di Legambiente, Alessandra Filippi – siamo sempre più convinti che un ripensamento dell’opera sia necessario e urgente. Emergono ancora una volta con evidenza le contraddizioni dell’inquadramento trasportistico sovranazionale con cui si è voluto connotare l’infrastruttura autostradale rispetto alle politiche di incentivazione del trasporto su ferro e di riduzione dell’inquinamento atmosferico auspicate non solo dall’Unione Europea e dal Ministero dell’Ambiente – in uno studio di febbraio sul trasporto merci – ma dalla Regione stessa, promotrice del progetto. Ed è paradossale che la valutazione degli impatti abbia invece tenuto conto solo dell’inquadramento geografico locale, così come siano state valutate solo le alternative al tracciato e non quelle legate alla modalità di trasporto.
Insufficienti le analisi e le conseguenti proposte di mitigazione degli impatti sul patrimonio naturalistico e paesaggistico. Così come le soluzioni ingegneristiche adottate in base alla normativa sismica vigente. Una mancanza di approfondimento forse dettata dalla preoccupazione del mantenimento dei ritmi di marcia imposti da un “contratto-ricatto”, le cui penali non sono rese pubbliche e che, per questo motivo, non consentono una valutazione comparativa rispetto a soluzioni alternative».