Strumenti urbanistici in Emilia-Romagna

La Legge Regionale 24 marzo 2000, n. 20, è la normativa urbanistica regionale che regolamenta la pianificazione del territorio.
Gli strumenti previsti dalla legge sono il Piano Strutturale Comunale, il Regolamento Urbanistico ed Edlizio, il Piano Operativo Comunale.

Piano Strutturale Comunale (PSC)

Cos’è il PSC? Il Piano Strutturale Comunale (PSC) definito dal Titolo III, Capo III, Sezione I, della legge urbanistica regionale 20 del 2000, è lo strumento di pianificazione urbanistica generale che deve essere predisposto da ogni Comune, con riguardo a tutto il proprio territorio, per delineare le scelte strategiche di assetto e sviluppo e per tutelare l’integrità fisica ed ambientale e l’identità culturale dello stesso.
In poche parole, il PSC delinea l’organizzazione del territorio in diverse zonizzazioni decidendo dove si potrà costruire, dove non si potrà e recepisce tutti i vincoli sovraordinati posti dalla pianificazione regionale e provinciale.
Un Piano Strutturale Comunale deve essere per legge concertato con la società intesa come cittadini/associazioni/enti interessati all’interno di un importante percorso di partecipazione. Il Piano Strutturale Comunale viene prima adottato dal Comune; in seguito all’adozione che rende il piano ufficiale tutti i cittadini/associazioni/enti possono fare osservazioni che dovranno essere accolte o rigettate con opportune motivazioni.
Una volta terminato questo iter il piano verrà approvato e diventerà così vigente.

Il PSC è corredato di due documenti: il RUE e il POC (a sua volta completato con i PUA: Piani Urbanistici Attuativi).

Il RUE (Regolamento Urbanistico ed Edilizio) sostituisce il vecchio regolamento edilizio: contiene la disciplina generale delle tipologie e delle modalità attuative degli interventi di trasformazione nonché delle destinazioni d’uso.
In altri termini, il RUE definisce le regole per “attuare” ciò che il PSC prevede.

Il POC (Piano Operativo Comunale), definisce in modo concreto le modalità di attuazione degli interventi di trasformazione, nonché di quelli di conservazione e applicando gli importanti criteri di perequazione.

Cos’è la perequazione?

In urbanistica rientrano in un concetto ampio di perequazione i vari meccanismi di distribuzione dei diritti edificatori tra i proprietari, ideati per superare i limiti della pianificazione territoriale.
È definita come l’attribuzione di un valore edificatorio uniforme a tutte le proprietà che possono concorrere alla trasformazione urbanistica di uno o più ambiti del territorio, prescindendo dall’effettiva localizzazione della capacità edificatoria sulle singole proprietà e dalla imposizione di vincoli di inedificabilità ai fini di dotazione di spazi da riservare alle opere collettive.

Con una certa approssimazione, dovuta alla varietà della terminologia impiegata dai contributi scientifici e dai legislatori regionali, si può ritenere perequativo il piano urbanistico nel quale ricorrano questi due elementi:

1) Omogenea attribuzione dei diritti edificatori tra i proprietari (a prescindere quindi dall’eventuale edificabilità dell’area);
2) Possibilità di trasferire i diritti edificatori da un’area ad un’altra.