A partire dalla fine degli anni ‘90, nella pianura parmense, si è assistito ad una prorompente espansione urbana ed infrastrutturale. La conseguente e speculare riduzione della superficie agricola utilizzabile, oltre ad avere rilevanti impatti paesaggistici e ambientali, rappresenta una seria minaccia per il comparto agro-alimentare provinciale e rischia, in prospettiva, di compromettere quello stretto legame tra territorio e produzioni che sta alla base del radicamento e della riconoscibilità dei prodotti che hanno reso celebre a livello internazionale la Food Valley.
Tra il 1994 e il 2003, nella pianura parmense, il territorio urbanizzato è cresciuto ad un ritmo medio annuo di 258 ettari, contro i 186 registrati nel periodo del cosiddetto boom economico ed edilizio (1960-1976) e i 138 ettari a cavallo degli anni ’80 (1976-1994). In termini percentuali, nel periodo 1976-2003, la superficie urbanizzata è aumentata del 54% passando da 8.800 a 13.700 ettari (una area corrispondente al 12,5% dell’intera pianura) a fronte di un incremento demografico di solo il 2%. Nel successivo periodo 2003-2008 il consumo di suolo ad opera dell’urbanizzazione ha ulteriormente accelerato raggiungendo valori senza precedenti: nel solo Comune di Parma in questi 5 anni si sono persi più di 850 ettari di terreno al ritmo parossistico di 1 campo da calcio al giorno. Questi dati confermano quanto evidenziato dalla comunicazione sul consumo di suolo rilasciata nel maggio 2011 dalla Commissione Europea che individua nella provincia di Parma una delle aree del continente in cui il problema risulta più grave ed accelerato.
Il contributo all’aumento delle superfici urbanizzate risulta diversificato in funzione delle destinazioni d’uso. Stando ai dati rilevati dalle Carte Regionali di Uso del Suolo per il periodo 1976-2003, le zone urbanizzate residenziali sono cresciute del 26% passando da 4.822 a 6.074 ettari, mentre le zone classificate come “produttive, dei servizi, delle reti e delle infrastrutture” sono aumentate del 162%, passando da 1.973 a 5.184 ettari. All’interno di questa classe d’uso, si rilevano ben 567 distinti “Insediamenti produttivi industriali ed artigianali con spazi annessi”, un dato che conferma la polverizzazione del sistema produttivo e che denuncia l’assenza di efficaci politiche di governo del territorio.
In base alla Carta della Capacità d’Uso del Suolo, l’avanzare delle superfici urbanizzate è avvenuto, e continua ad avvenire, occupando prevalentemente suoli agricoli ad alta vocazione produttiva, nonostante la Legge Regionale di Disciplina Generale sulla tutela e l’uso del territorio (L.R. 20/2000) stabilisca quale obiettivo della pianificazione la preservazione di tali suoli, consentendone il consumo “soltanto in assenza di alternative localizzative”. Le previsioni urbanistiche contenute nei Piani Strutturali Comunali fanno pensare che l’espansione urbana e, di conseguenza, il consumo di suolo agricolo, proseguirà su ritmi sostenuti anche nel prossimo futuro. Nel solo Comune di Parma al 2008 vi erano più di 1.500 ettari di previsioni non attuate.
A completare lo scenario concorrono i progetti delle grandi infrastrutture di trasporto che, oltre a consumare ulteriori quote di suolo, avranno, se realizzati, un notevole impatto in termini di frammentazione fondiaria e di compartimentazione del territorio rurale. Ultimata la linea ferroviaria ad alta velocità (TAV), sono ora in previsione il raccordo autostradale tra l’AutoCisa (A15) e l’AutoBrennero (A22), il completamento degli assi stradali regionali Cispadana e Pedemontana, nonché il raddoppio della Strada Statale Emilia mediante la costruzione di una complanare con lunghi tratti a quattro corsie.