Nella giornata mondiale del suolo Legambiente sottolinea come ci troviamo di fronte a una delle più insidiose e irreversibili forme di degradazione del territorio. Eppure nel nostro Paese è ancora fortissima la tendenza a cementificare disordinatamente il suolo libero. L’urbanizzazione ha conosciuto, negli ultimi decenni, un’accelerazione senza precedenti, e se negli anni ’50 il tasso di consumo di suolo era pari al 2,9%, oggi siamo al 7,3%. Dei 22mila chilometri quadrati urbanizzati nel Belpaese, il 30% è occupato da edifici e capannoni, il 28% da strade asfaltate e ferrovie. Tra le città con le superfici più cementificate troviamo Napoli e Milano (con oltre il 60%) seguite da Pescara e Torino (oltre il 50%) e poi da Monza, Bergamo, Brescia e Bari con oltre il 40% di superficie impermeabilizzata.
“Il consumo di suolo, oltre a degradare irreversibilmente il territorio, amplifica gravemente i problemi di dissesto idrogeologico e i danni causati dal maltempo in Italia – ha dichiarato il presidente nazionale di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza -. Non c’è più tempo per i tentennamenti. Il governo approvi velocemente la legge presentata in Parlamento e cancelli l’emendamento alla legge di Stabilità che proroga per tutto il 2015 la possibilità di usare ancora almeno il 50% degli oneri di urbanizzazione per le spese correnti dei Comuni, incentivando nuove lottizzazioni per risanare i bilanci”.
Il tema del consumo di suolo è finalmente oggi al centro del dibattito politico, con sette disegni di legge in Parlamento e però un forte ritardo rispetto alla sua approvazione, malgrado gli impegni presi dai Ministri dell’agricoltura e dell’ambiente, Maurizio Martina e Gianluigi Galletti. Dopo le leggi regionali di Puglia e Sardegna, anche Toscana e Lombardia hanno recentemente legiferato in tal senso ma con indirizzi e risultati decisamente opposti: mentre la Toscana ha, infatti, mostrato di voler investire in un futuro basato sulla tutela del proprio territorio e sulla priorità della rigenerazione urbana riconoscendo il suolo rurale come bene comune che, come tale, va tutelato e preservato nelle sue funzioni produttive ed ecologiche, nella normativa lombarda non c’è traccia di soglie e disincentivi alle urbanizzazioni dei terreni agricoli né di incentivi per la rigenerazione urbana. Solo procedure agevolate per realizzare rapidamente le previsioni espansive dei piani di governo del territorio.
“Non è cementificando l’Italia che riusciremo a dare risposta ai problemi di cassa delle amministrazioni locali, né alla crisi del settore edilizio, mentre potrebbero essere molto gravi le ripercussioni del provvedimento sull’ambiente e il territorio già martoriato da una cementificazione selvaggia – ha concluso Cogliati Dezza -. Se l’intento è quello di far uscire dalla grave crisi il settore edile e le amministrazioni locali, è evidente che la ricetta non può più essere quella vecchia e fallimentare delle lottizzazioni edilizie facilitate per appianare i bilanci ma solo quella dell’innovazione e della rigenerazione urbana”.