Un’antica e “saporita” risorsa per il territorio: lo scalogno!

Pubblicato il 24 Luglio 2014 da in Parchi di Vita

Ancora in tour! Dopo la Festa della Canapa, siamo stati ospiti della Fiera dello scalogno IGP di Riolo Terme, storica manifestazione del territorio giunta alla sua 22° edizione.

Attorniati dagli stand dei produttori locali di scalogno e dalle numerose persone scese in strada per una bella e calda serata di luglio, ci siamo ritagliati un nostro spazio espositivo nel lungo viale alberato di corso Matteotti. All’ombra dell’onnipresente banner di Parchi di Vita, abbiamo ricreato un tranquillo e confortevole salotto ed abbiamo chiacchierato, come fossimo tra amici di lungo corso, con Giuseppe Zaccarini, coltivatore di scalogno e proprietario dell’azienda agricola “F.lli Zaccarini” di Riolo Terme. Quando lo avevamo contatto, il signor Giuseppe ci aveva promesso entusiasticamente di raccontarci tutto sullo scalogno, la sua storia, la lavorazione, il ruolo che svolge nel territorio e le sue idee sulle prospettive future, specialmente in tema di occupazione giovanile. Questo perché lo scalogno è un prodotto molto pregiato e orgoglio degli abitanti di Riolo Terme.

Lo scalogno è la storia di questi territori – ha esordito Giuseppe – viene coltivato su questi terreni sulfurei da sempre. Ai tempi dei miei genitori tutti avevano un piccolo pezzetto di terra dove piantare lo scalogno poi 20 anni fa alcuni di noi hanno avuto il coraggio di provare a farne un prodotto d’eccellenza e nel 1997 è arrivato il riconoscimento più ambito, con l’ottenimento del marchio I.G.P. Quante soddisfazioni abbiamo avuto ma anche quanta fatica!”

La piantagione a novembre, la raccolta a fine giugno, le opere di regimazione idraulica per dare il giusto grado di umidità al suolo e la difesa contro gli animali selvatici sono solo alcuni degli aspetti più complessi di un mestiere che, con le sue tecniche millenarie, affonda le proprie radici nell’alba dei tempi. “Lo scalogno – racconta Giuseppe – è un prodotto molto particolare, sia per le sue proprietà organolettiche, sia per il suo corredo genetico che si mantiene intatto da 5000 anni. Ed è proprio questa la croce e la delizia! È rimasto così puro perché non avendo fiori non può produrre seme, quindi l’unico modo per non perdere questa tipicità è conservare con cura il bulbo e ripiantarlo manualmente ogni anno”.

Di fronte al dettagliato racconto delle storiche tecniche di lavorazione, non potevamo non chiedere quale fosse il motivo che spinge ancora oggi il nostro ospite a portare avanti questo mestiere. “Le radici e la cultura – ha risposto Giuseppe – sono stati il motore principale della mia attività. Mi sono rimesso sui libri ed ho creduto nella possibilità di restituire al territorio una risorsa che si stava perdendo. A quei tempi fui tra i primi a fare lotta integrata, perché credevo, ieri come oggi, che le tradizioni sono quanto di più caro possiamo custodire. E se voi oggi mi identificate come portavoce di antichi saperi e custode della memoria locale non potete che onorare il mio impegno.

E proprio sul tema dello scambio intergenerazionale abbiamo concluso l’incontro. “Io credo nella passione e nelle idee – ha puntualizzato Giuseppe – ed i giovani ne hanno da vendere. Loro possono e devono continuare la tradizione, tornare sul territorio, interessarsi alle proprie origini. Chi guarda solo al futuro, ma ignora il proprio passato non può andare molto lontano. Anche io ho creduto nel progresso e nella meccanizzazione agricola in particolare, ottenendo ottimi risultati, ma tutto il resto è venuto bene perché realizzato con mezzi, conoscenze ed idee antiche. Ancora oggi, quando ricomincia la stagione, presto sempre attenzione a ripiantare i bulbi di scalogno in luna calante come dicevano i miei nonni e lo scalogno ogni anno è ricresciuto come volevo io. Si al futuro, ma anche a tanta tradizione.”

Al termine del racconto abbiamo salutato il nostro caro Giuseppe e siamo ripartiti da Riolo Terme, soddisfatti per una nuova occasione di confronto e crescita con gli attori di Parchi di Vita. Ma questa volta sotto una luna calante.

 

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