Il bosco, le castagne e la pastorizia

Pubblicato il 23 Gennaio 2014 da in Parchi di Vita

museocastagnaDopo un percorso atto a scegliere il territorio maggiormente rappresentativo, e dove i mestieri del bosco sono più radicati nelle storie delle persone, abbiamo deciso di approdare al Parco del Corno alle Scale. Un paesaggio meraviglioso in questa splendida mattina invernale, con le cime innevate che ci accolgono nel piccolo paese di Lizzano in Belvedere, sede del Parco.

Qui ci incontriamo con Pietro, il referente per le attività didattiche, nonchè acquisito abitante di Pianaccio, piccola frazione di 25 abitanti nata in fondo ad una stretta valle. Ci spostiamo in macchina per raggiungere un piccolo cento visita del parco, il Museo Entnografico Giovanni Carpani a Poggiolforato, che racchiude in sè cultura della castagna: un’attività che dava lavoro alla gran parte della popolazione locale. Scopriamo un piccolo museo…Piccolo, ma come spesso succede, denso di storia e sensazioni, con strumenti ed immagini capaci di far tornare il visitatore indietro nel tempo, e far sentire i profumi ed i colri del bosco, durante la raccolta delle castagne. Nel museo si trova l’esposizione di numerosi oggetti della cultura materiale della zona, che copre un arco di tempo che va dal XVIII secolo ad oggi, ed è articolato in cinque seguenti sezioni. Sezione castagno: ricostruzione dell’intero ciclo di lavorazione della castagna – Sezione artigianato: sono rappresentate le attività degli artigiani del legno e della pietra, illustrate da molti utensili – Sezione pastorizia: esposizione di oggetti che ricostruiscono tutte le fasi del lavoro del pastore – Sezione religiosità: spazio dedicato agli oggetti devozionali più diffusi e particolari, espressione di una religiosità non sopravvissuta nel tempo – Sezione tessitura: esposizione degli utensili per la filatura, la cardatura e la tessitura delle fibre un tempo utilizzate: la lana e la canapa.

Questo piccolo museo racchiude in se molte delle antiche lavorazioni che oggi sono ormai scomparse, o sono in via di estinzione. Un punto di partenza perfetto per comprendere la storia degli antichi mestieri locali.

Usciamo dal museo, e Pietro ci accompagna in un piccolo edificio adiacente, chiamato “Le Catinelle”: una vecchia chiave fa scattare la serratura, dietro la quale si scopre nella penombra la fedele ricostruzione di una tipica casa di montagna con arredi originali databili tra il XIX secolo e il periodo fra le due guerre. Una vera perla etnografica!

Stupiti dalle meravigliose scoperte, ci sediamo con Pietro e Raffaella davanti ua un caffè per definire il percorso tra gli antichi mestieri, e cercare di trovare le persone giuste per raccontarceli. Pietro indirizza subito la ricerca a Pianaccio, che scopriamo essere il paese natale di Enzo Biagi. Ma questa non è l’unico pregio: in questo piccolo borgo abitano ancora Umberto e Benito Biagi, due fratelli, memorie storiche dei lavori connessi alla gestione del bosco ed alla castanicoltura.

A questo punto ci manca solo il terzo mestiere simbolo della montagna: la pastorizia. Scopriamo che a Gaggio Montano c’è una famiglia che ha ancora un’azienda agricola di montagna, i Barottu. Perfetti per la nostra ricerca.

Ormai oggi è troppo tardi per incontrare le persone indicateci da Pietro e Raffaella. In inverno le giornate sono brevi, ed il buio è alle porte. Prendiamo la macchina e rientriamo a Bologna, dopo esserci segnati i numeri di telefono dei nostri “esperti di vita in montagna”. Nei prossimi giorni cercheremo di fissare una data per incontrarli, e spiegargli quale può essere il loro contributo al nostro progetto.

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