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I Sindaci dell’Emilia Romagna prendano posizione sul referendum Trivelle

Gli 89 sindaci dell’Associazione Comuni Virtuosi aderiscono alla staffetta dei sindaci, promossa da Legambiente per il Sì al referendum del 17 aprile

In Emilia Romagna il tema ci riguarda più che altrove: chiediamo a Sindaci ed amministratori della regione, di prendere una posizione pubblica sul quesito referendario e di non favorire l’astensione.

Le dimissioni del Ministro Guidi dimostrano ancora una volta come le estrazioni siano un business per pochi, fatto a spese del territorio.

Gli 89 comuni dell’Associazione Comuni Virtuosi hanno risposto all’invito di Legambiente e aderito alla staffetta dei sindaci per il Sì al referendum del 17 aprile.
L’obiettivo di questa staffetta, al vigilia del referendum sulle trivellazioni in mare entro le 12 miglia, è di dare voce a chi meglio conosce il territorio e i cittadini e ha scelto di puntare su un modello energetico democratico e sostenibile, capace di rispondere ai fabbisogni locali grazie a un mix di tecnologie rinnovabili ed efficienza energetica.

Entro le 12 miglia, lungo le coste dell’Emilia Romagna ci sono ad oggi 15 concessioni di estrazione di gas (nessuna di petrolio) per un totale di 47 piattaforme collegate a 319 pozzi di estrazione. Un numero enorme, pari quasi alla metà di tutte quelle presenti sul territorio nazionale, che però contribuisce in maniera insignificante al fabbisogno nazionale e nulla potrebbe in caso di crisi energetica. La produzione di Gas degli impianti attivi entro le 12 miglia in Emilia Romagna, nel 2015, è stata infatti di solo 1,15 miliardi di Smc. Se si confronta il dato la quantità di gas estratto a livello nazionale, pari a circa 62 miliardi di Smc nel 2014, si evince che l’incidenza della produzione delle piattaforme regionali ricadenti nel quesito referendario, è pari a poco più dell’1,8% dell’intera produzione nazionale di gas, e copre non più dell’ 1,7% dei consumi nazionali lordi. Si tratta di estrazioni che peraltro si inseriscono in un territorio in cui esiste già una fortissima subsidenza (l’abbassamento del suolo) che mette a rischio fisicamente le aree e l’economia fronte mare.

Le dimissioni del Ministro Guidi, dimostrano ancora una volta come le estrazioni di idrocarburi siano un affare per pochi, che speculano a spese dei territori. L’esempio sono i danni economici causati dalla subsidenza: alcuni studi riportano come l’abbassamento di 1 centimetro all’anno comporta, nello stesso periodo, una perdita di 1 milione di metri cubi di sabbia su 100 km di costa, che significa spendere annualmente 13 milioni di euro per il ripascimento delle spiagge, contro i 7,5 milioni di euro all’anno ottenuti come Royalties dalle compagnie petrolifere.

Noi chiediamo che i Sindaci dell’Emilia-Romagna, e soprattutto quelli dei comuni rivieraschi, prendano una posizione sul referendum del 17 aprile.
“La nostra regione è quella più coinvolta nel quesito referendario, con 47 piattaforme di estrazione gas attive entro le 12 miglia, principale causa antropica della subsidenza della costa. L’auspicio è che i Sindaci prendano una posizione pubblica sul quesito referendario, portando le ragioni dei territori”.

Il nostro futuro energetico è tema centrale in Emilia Romagna, a maggior ragione in un momento in cui l’assessorato regionale alle attività produttive sta mettendo mano al percorso di rivisitazione del piano energetico. Percorso che finora non ha visto coinvolto il mondo ecologista, a riprova di una visione solo economica della materia.

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