Al via il progetto Controcorrente nella Giornata Mondiale dell’Acqua
Giornata mondiale dell’acqua 2024,
Legambiente con il contributo di UNHCR presenta il focus “Acqua, conflitti e migrazioni forzate: la corretta gestione delle risorse idriche come strumento di stabilità e pace”
Tra il 2000 e il 2023, sono stati ben 1.385 i conflitti che hanno visto la risorsa idrica come fattore scatenante o come arma contro le popolazioni.
Crescono le migrazioni forzate, tra le zone più interessate il Corno d’Africa ed in particolare la Somalia: nel 2023, secondo UNHCR, quasi 3 milioni di nuovi spostamenti forzati all’interno del Paese per la combinazione di siccità e inondazioni con situazioni di conflitto e insicurezza
In Italia tra il 20210 e il 2023 si sono registrati su 1.947 eventi meteorologici estremi di cui ben 1.168 con protagonista la risorsa idrica
In Emilia Romagna l’avvio del progetto Controcorrente – la net generation la fide del clima che cambia, un progetto regionale per valutare gli effetti dei cambiamenti climatici partendo da cinque fiumi
L’acqua come ponte verso la pace piuttosto che fonte di conflitto. È l’appello che lanciano Legambiente e UNHCR (Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati) con il focus “Acqua, conflitti e migrazioni forzate: la corretta gestione delle risorse idriche come strumento di stabilità e pace” (tratto dal report “Un’umanità in fuga: gli effetti della crisi climatica sulle migrazioni forzate”) presentato in occasione della Giornata mondiale dell’acqua 2024 (World Water Day), quest’anno dedicata proprio al tema della risorsa idrica come strumento di pace.
La crisi idrica globale, diretta conseguenza della crisi climatica (che si manifesta con l’intensificarsi di eventi meteorologici estremi, come siccità, alluvioni e tempeste) e della gestione insostenibile delle risorse idriche, rappresenta una minaccia per il Pianeta ma anche per la pace. Infatti, la gestione e il controllo delle risorse idriche porta sempre di più all’aggravarsi di tensioni e conflitti nelle aree più vulnerabili del mondo con impatti violenti sul futuro delle popolazioni, costrette a fuggire, talvolta verso insediamenti o campi esposti a gravi rischi climatici e dove è sempre più difficile fornire servizi idrici e igienico-sanitari. Secondo il secondo rapporto Groundswell della Banca Mondiale, si prevede che entro il 2050 circa 216 milioni di persone potrebbero essere costrette a migrare a causa degli impatti climatici, tra cui lo stress idrico. Tra le parti del mondo più colpite il Corno d’Africa: solo in Somalia nel 2023, secondo le stime dell’UNHCR, la più grande siccità degli ultimi 40 anni e le inondazioni, combinandosi con situazioni di conflitto e insicurezza, hanno causato quasi 3 milioni di nuovi spostamenti forzati all’interno del Paese.
Tornando ai conflitti, tra il 2000 e il 2023 sono stati ben 1.385 quelli legati alla gestione della risorsa idrica (fonte Pacific Institute). Tra questi la guerra civile siriana scaturita, oltre che da tensioni religiose, sociali e politiche, dalla scarsa disponibilità idrica esasperata da un lungo periodo siccitoso (dal 2007 al 2010) e i conflitti nella regione africana del Sahel tra agricoltori e pastori per questioni di uso del suolo e di accesso alle risorse idriche, esacerbati dai lunghi periodi siccitosi, violente piogge e inondazioni.
Alla luce di questo e’ urgente una cooperazione internazionale nella gestione sostenibile delle risorse idriche. Infatti, secondo l’ONU, seppure 3 miliardi di persone nel mondo dipendano dall’acqua che attraversa i confini nazionali, appena 24 Paesi su 153 dichiarano di avere accordi di cooperazione per l’acqua condivisa.
Anche l’Italia deve fare la sua parte. La sfida di una corretta gestione dell’acqua non riguarda solo i paesi con economie in via di sviluppo ma anche quelli con economie sviluppate, dove si aggravano gli effetti della crisi climatica. Anche l’Italia, che nel corso del 2023 ha registrato un incremento del 22% degli eventi meteorologici estremi rispetto all’anno precedente e che dal 2010 al 31 dicembre 2023 ha contato su 1.947 eventi meteorologici estremi ben 1.168 con protagonista la risorsa idrica (dati aggiornati Città Clima Legambiente), è chiamata a fare la sua parte. Per questo Legambiente torna a ribadire l’appello al Governo di accelerare sull’attuazione del Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici e delle relative risorse economiche necessarie, partendo da: 1) una cabina di regia e una governance unica e integrata dell’acqua per risolvere le inefficienze ed ottimizzare i prelievi e gli usi; 2) assicurare la buona qualità e la sicurezza dell’acqua per uso potabile, come richiesto dalla direttiva europea 2020/2184 sulle acque destinate al consumo umano, aggiornando i limiti per alcuni inquinanti, aggiungendo altri contaminanti (PFAS e microplastiche) e promuovendo un sistema di monitoraggio che consideri tutta la catena di approvvigionamento dell’acqua potabile e che si basi sul rischio; 3) una progettazione e pianificazione integrata e di qualità per ridurre gli usi della risorsa e prevenire l’inquinamento, assicurare una buona qualità in uscita dagli impianti che sia adeguata agli usi per un corretto riutilizzo in agricoltura e nell’industria.
Controcorrente – un progetto regionale per avvinare i giovani al tema del cambiamento climatico partendo dallo stato di 5 fiumi regionali
Il progetto, finanziato dalla Regione Emilia Romagna, prevede diverse azioni di Citizen science e di monitoraggio della qualità dell’acqua dei fiumi Trebbia, Enza, Lamone, Savio e Po di Volano. Lo scopo è quello di avvicinare i più giovani al tema del cambiamento climatico portandoli a conoscere la realtà ambientale di questi corsi d’acqua, ma anche mettendoli a confronto con generazioni senior che raccontino loro come veniva diversamente vissuto il rapporto con il fiume.
“Il tema del cambiamento climatico non affligge solo i Paesi del Sud del mondo, lo abbiamo vissuto in prima persona con le alluvioni in Romagna del 2023, lo vediamo da diversi anni con la carenza di neve in appennino che riduce la disponibilità idrica durante il periodo estivo, e già si fanno sentire i primi conflitti territoriali, per fortuna senza armi, per la disponibilità della risorsa – commenta Francesco Occhipinti direttore di Legambiente Emilia Romagna – Le persone più giovani che vivono in questi territori hanno ancora scarsa consapevolezza di questi aspetti e chi vive in città spesso nemmeno sa che fino a qualche decennio fa le persone in estate andavano a fare il bagno al fiume a dimostrazione non solo della buona qualità dell’acqua, ma anche del diverso rapporto con i fiumi che avevano i nostri nonni. Questo progetto vuole essere un primo passo per aumentare la consapevolezza sulla qualità delle acque, sulla qualità degli ecosistemi fluviali e sulle azioni che si devono realizzare in futuro, in uno scenario di cambiamenti climatici n corso, per gestire correttamente questa fondamentale risorsa”
Il progetto vede coinvolti 5 circoli territoriali di Legambiente, Piacenza, Val d’Enza, Forlì-Cesena, Faenza e Ferrara, ognuno dei quali avrà un referente di progetto under 35 e uno aver 60, al fine di creare un legame tra due generazioni che hanno avuto relazioni diverse con il fiume. Le attività sono appena iniziate dopo il periodo iniziale di formazione dei referenti sui temi scientifici legati al progetto e termineranno a fine Dicembre 2024. Per partecipare alle azioni di citizen science e agli incontri previsti è possibile contattare i circoli coinvolti i cui indirizzi sono qui https://www.legambiente.emiliaromagna.it/circoli/