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Rinnovabili, Italia in ritardo.

Scacco Matto alle rinnovabili e Comunità energetiche in Italia

Legambiente presenta a Key-Energy 2024 i suoi due report

 Italia in ritardo nella diffusione delle rinnovabili: dai grandi impianti alle CER,

ai progetti in attesa di valutazione che ammontano a 1.376

Nel 2023 crescita di installazioni troppo lenta e lontana dai numeri che servono per raggiungere gli obiettivi climatici al 2030. Appena 154 su 400 le CER realizzate ad oggi nella Penisola

 Legambiente: “La Legge regionale del 2022 ha dato un importante sostegno

alla nascita delle CER; i progetti presentati sono stati oltre 200, a dimostrazione

della volontà dei territori di procedere in questa direzione ”

 Videoscheda

 

In Italia strada tutta in salita per le rinnovabili “schiacciate” da ritardi, lungaggini autorizzative, conteziosi e da una normativa troppo vecchia e inadeguata ferma al 2010. Non se la passano bene neanche le comunità energetiche, nonostante i primi segnali positivi arrivati con il Decreto CER a cui si è aggiunto proprio in questi giorni il Decreto sulle regole attuative, chiudendo finalmente il cerchio. A fare il punto è Legambiente con due nuovi report presenti a Rimini a Key Energy: Scacco Matto alle rinnovabili 2024 – con dati alla mano sul 2023 e l’aggiornamento della mappa dei casi simbolo dei blocchi alle rinnovabili – e “Le Comunità energetiche rinnovabili in Italia” quest’ultimo presentato nell’ambito della campagna “BeCome dai borghi alle comunità energetiche” creata da Legambiente in collaborazione con Kyoto Club e AzzeroCO2. Comune denominatore dei due report: una crescita troppo lenta delle fonti pulite, delle CER e troppi progetti in lista d’attesa.

I dati parlano da soli: nel 2023 nella Penisola sono stati registrati appena 5.677 MW totali di installazioni (stando agli ultimi dati di Terna). Parliamo di una crescita lenta rispetto a quelli che dovrebbero essere i numeri di installazione annuale per raggiungere gli obiettivi climatici al 2030, ossia 90 GW di nuove installazioni, pari quasi 13 GW di nuova potenza annuale dal 2023 al 2030, secondo studio commissionato ad ECCO da Legambiente, Greenpeace e WWF. Preoccupa anche la scarsità dei grandi impianti realizzati nel 2023: infatti, secondo i dati di Elettricità Futura, dei 487 MW di eolico, l’85% degli impianti ha una taglia superiore ai 10 MW, ma dei 5.234 MW di fotovoltaico, il 38% degli impianti ha una potenza inferiore ai 12 kW, e il 78% è sotto il MW. Numeri troppo bassi, denuncia Legambiente, per affrontare la decarbonizzazione del sistema elettrico e dei sistemi produttivi del Paese.

Per quanto riguarda i progetti a fonti rinnovabili in lista d’attesa, ad oggi (al 17 gennaio 2024) sono 1.376 quelli ancora in fase di valutazione, un dato che dà l’idea di un grande fermento da parte delle imprese, ma che non trova ad oggi riscontro vista la lentezza legata alle procedure. Di questi 1.376 progetti in lista d’attesa, Legambiente ha mappato 63 casi simbolo di blocchi alle rinnovabili, di cui 20 sono le nuove storie riportate nel report.

OSTACOLI. Per Legambiente i principali ostacoli che rallentano le rinnovabili in Italia sono: da un lato una normativa troppo vecchia – le linee guida sono ferme dal 2010 –  dall’altra dalle lungaggini autorizzative e dai conteziosi portati avanti soprattutto dalla Presidenza del Consiglio e dal Ministero della cultura (MIC): ad oggi sono ben 81 progetti in attesa di determina da parte della Presidenza del Consiglio dei Ministri (PCM), e che hanno visto pareri positivi da parte della Commissione tecnica VIA e negativi da parte del MIC. 67 i progetti in attesa del parere del Ministero della Cultura nonostante da tempo la stragrande maggioranza abbia ricevuto parere della Commissione. Il più vecchio risale al 2012, quasi 12 anni per comunicare la fattibilità ad un’impresa. Tempi non accettabili per un Paese che dovrebbe fare della transizione energetica e della lotta all’emergenza un faro indiscutibile.

Inoltre, Legambiente segnala che nel 2023, si è intervenuti su oltre 3 GW di potenza su 47 impianti complessivi: di cui 20 impianti agrivoltaici per 1.418 MW complessivi, 6 impianti solari fotovoltaici per complessivi 285 MW e 21 impianti eolici onshore per 1.313 MW. Di questi, la maggior parte sono progetti presentati tra il 2019 e il 2022, ma si è intervenuti anche su un impianto 2013. Da notare, come dei 47 impianti complessivi, ben 15 hanno avuto parere negativo, di questi 12 sono eolico. A questi ritardi, si sommano anche i problemi irrisolti che riguardano eolico e fotovoltaico come il tema delle aree idonee, e poi i tanti contenziosi di Comuni, Regioni e cittadini (sindromi Nimby e Ninto) che bloccano diversi progetti legati alla realizzazione di grandi impianti a fonti rinnovabili.

 

Sul fronte comunità energetiche (CER), ad oggi sono solo 154 le forme di energia condivisa realizzate in Italia e mappate da Legambiente, tra comunità energetiche rinnovabili e configurazioni di autoconsumo collettivo. Sulle 75 realizzate a fine 2022 Piemonte, Veneto e Trentino-Alto Adige le regioni con il più alto numero di configurazioni, mentre in Emilia Romagna siamo ancora fermi a 4 CER attive.  Numeri importanti, considerando i ritardi burocratici e normativi, ma che avrebbero potuto aspirare a essere molto più alti, ossia almeno 400 stando alle stime dell’associazione ambientalista realizzate grazie al contributo di diverse realtà diverse – AESS, Caritas, Become, il programma NextAppenino, AzzeroCO2, ènostra, Legacoop, Enel X, il Comune di Roma, La Sapienza, Regalgrid, Fondazione con il Sud, Banco dell’Energia. Tra le realtà che si potevano sviluppare in questi anni, e che ora grazie al Decreto CER potranno realizzare il sogno, Legambiente cita ad esempio: le 15 possibili Comunità energetiche portate avanti dalla Caritas, i 55 progetti di ènostra e i 105 del programma Nextappennino, le 25 CER della campagna Become di Legambiente, KyotoClub, AzzeroCO2 per i Piccoli Comuni.

Riguardo il progetto BeCome oggi sono stati anche presentati i primi 15 studi di fattibilità con cui si sono superati i 3 MW di impianti fotovoltaici ipotizzati e si sono evitate 1.500 tonnellate di CO2.

La Regione Emilia Romagna ha approvato nel 2022 una legge regionale che sostiene la costituzione

dell’identità giuridica e lo studio di prefattibilità per una Comunità a traino comunale. Al primo bando che prevedeva lo stanziamento di 2mln di euro di fondi pubblici, hanno partecipato più di 200 realtà, un dato significativo della volontà dei territori di procedere in questa direzione. Dopo questo primo bando regionale, è previsto nel 2024 un nuovo bando per finanziare invece le spese per le installazioni degli impianti e l’approvazione tanto attesa del Decreto CER dovrebbe finalmente portare alla realizzazione di queste Comunità.

CER, i ritardi da colmare. Rimangono però alcune criticità: se infatti il Decreto CER appena pubblicato rappresenta un passo in avanti importante, sono ancora tante le problematiche da risolvere e su cui Legambiente richiede interventi veloci e pragmatici ad esempio sul potenziale, su chi può accedere all’incentivo, prevedendo una regolamentazione del settore termico (ad oggi non è prevista nessuna regola e nessun incentivo per le realtà che vogliono condividere energia termica). Altro tema su cui intervenire i fondi del PNRR sui Piccoli Comuni prevedendone la pubblicazione, senza la quale nessuna Amministrazione potrà accedere ai fondi.

“Grazie all’approvazione del decreto – commenta Francesco Occhipinti, direttore Legambiente Emilia Romagna – ci auguriamo di assistere ad una larga diffusione delle comunità energetiche, che purtroppo per troppo tempo sono state frenate da ritardi e lungaggini burocratiche. In questi anni i nostri circoli sono stati protagonisti nella promozione locale delle CER, nel 2022 la Regione Emilia Romagna ha approvato una Legge di sostegno alla nascita delle Comunità Energetiche e dei gruppi di Autoconsumo Collettivo, ci sono oltre 120 progetti che ora attendo un nuovo bando per finanziare le infrastrutture che rappresentano una importante opportunità, questo è un nuovo modello sociale basato su democrazia e transizione ecologica che nasce dalla partecipazione dal basso. Un modello energeticamente strategico che contribuisce ad uscire dalla dipendenza dalle fonti fossili dando un importante contributo alla lotta crisi climatica.”

Proprio lo sviluppo delle Comunità Energetiche in Emilia Romagna sarà il tema del Forum che si terrà giovedì 4 aprile a Bologna, realizzato in collaborazione con Bryo e Legacoop. Un momento di approfondimento sul contributo alla transizione energetica della regione con un’attenzione particolare al contributo che le rinnovabili e le CER possono dare alla ricostruzione post alluvione in Romagna.