Tagli lungo il torrente Lavino, il comunicato di WWF Bologna e Legambiente SettaSamoggiaReno
Si avviano a conclusione le operazioni di taglio lungo il torrente Lavino, nel tratto a valle della nuova Bazzanese, fino a Rigosa e oltre, per una lunghezza di 5 chilometri.
Abbiamo perso centinaia di enormi pioppi in piena salute che crescevano quasi tutti esternamente all’alveo e quindi non davano alcun problema al deflusso idrico, ma lo rallentavano in caso di piena.
Essi creavano così sicurezza idraulica prima della strettoia di Lavino di Mezzo, dove il torrente scorre in mezzo alle case, mentre ora le eventuali piene vi arriveranno molto velocemente e pericolosamente.
Ancora una volta ha vinto la logica perversa del disboscamento dei corsi d’acqua che li trasforma in rigagnoli di acqua putrida quando non piove e in furiose fiumane quando piove, a solo vantaggio di un soggetto privato che ne ricaverà lauti guadagni.
Gli alberi, trasformati in cippato e bruciati, arricchiranno di tanta CO2 e polveri sottili l’atmosfera.
E quella prodotta verrà conteggiata come “energia pulita”: una truffa di cui stiamo già pagando il prezzo, giorno dopo giorno.
Alcuni politici locali avevano garantito che, per quanto riguarda il torrente Lavino, erano stati messi paletti stretti nei capitolati al fine di salvaguardare gran parte della vegetazione ripariale. Anche questi paletti sono stati miseramente trasformati in legna da ardere.
Da anni chiediamo alla Regione, visti la situazione disperata dei fiumi di pianura e l’aumento del rischio idraulico, di rendere operativi i suoi pregevoli documenti di indirizzo che invece restano lettera morta, con i pochi alberi rimasti svenduti ai taglialegna.
Si preferisce, invece, vantarsi di una fantomatica riforestazione e milioni di nuovi alberi anziché difendere quel poco che ancora ci protegge.
Non solo lungo i fiumi, ma anche intorno e dentro le aree urbane. Gli alberi da vivaio muoiono quasi tutti nella fornace estiva: gli unici luoghi dove gli alberi crescono ancora spontanei e rigogliosi sono le golene, dove grazie alla lungimiranza dei nostri amministratori hanno campo libero i boscaioli.
La vegetazione in alveo va, ovviamente, controllata e anche rimossa, ma in modo mirato e selettivo, mentre le foreste ripariali vanno protette e allargate, dando modo ai fiumi di dissipare le piene. Qui non c’è nemmeno bisogno di piantare alberi, basta dare loro spazio e cresceranno in fretta.
Se lungo il Po la nostra Regione sta faticosamente andando in questa direzione, non si capisce perché tutti i suoi affluenti siano trattati in modo diametralmente opposto.