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UNA CRONICA COLTRE DI SMOG RICOPRE L’EMILIA – ROMAGNA

Le misure emergenziali non bastano. Serve una vera svolta sulle principali fonti emissive.

Gli elevati livelli di inquinamento dell’aria rappresentano delle gravi minacce per il presente ed il futuro delle nostre comunità.

Secondo il più recente rapporto dell’Agenzia Europea per l’Ambiente, l’esposizione eccessiva ad inquinanti atmosferici come polveri sottili (in particolare il Pm2,5), ossidi di azoto (in particolare l’NO2) e ozono troposferico (O3), nel 2019 è stata la causa di oltre 60.000 morti premature in Italia*.

Ciò nonostante l’Emilia Romagna, situata all’interno di una delle aree più inquinate d’Europa, con i suoi ormai 15 giorni di ininterrotto superamento dei limiti delle PM10, conferma l’inadeguatezza delle politiche sin qui attuate per il miglioramento della qualità dell’aria.

Gli spostamenti di persone e merci determinano circa un terzo delle emissioni di CO2 e degli inquinanti atmosferici ma questa consapevolezza non ha impedito al Consiglio Regionale di approvare, il dicembre scorso, il PRIT 2025 con la previsione di nuove autostrade e l’ampliamento di diverse di quelle esistenti: un Piano che dichiarava esplicitamente di trovarsi in conflitto con gli obiettivi in materia ambientale e climatica già stabiliti. Come se questo non bastasse, il 18 gennaio 2022, in piena emergenza smog, il Consiglio Comunale di Bologna dava l’ok al progetto di aumento delle corsie del Passante cittadino.

Purtroppo la realtà non ha tardato a manifestarsi dimostrando l’inefficacia del Piano Aria regionale: dal 13 Gennaio tutte le provincie emiliane e dal 18 Gennaio tutta la regione si è vista costretta ad applicare le misure emergenziali previste per lo sforamento dei limiti delle PM10. Tranne che per Piacenza, Forlì e Rimini, ancora oggi le emissioni sono ben lontane dal rientrare entro le soglie di allarme e l’emergenza è stata prorogata almeno fino al 31 Gennaio.

Del resto era facile prevederlo: alcune misure risultano inadeguate perché la loro applicazione è difficilmente verificabile, come l’abbassamento delle temperature medie nelle abitazioni e negli spazi commerciali e ricreativi; altre, come il divieto di circolazione dei veicoli più inquinanti o lo spandimento di liquami, si dimostrano inutili perché, forse per il timore di ricadute negative sul consenso elettorale, “ci si dimentica” di controllarne il rispetto.

Per non parlare di misure che, per il peso che possono avere sul totale delle emissioni inquinanti, sfiorano il grottesco, come il divieto di combustione all’aperto riguardante barbecue (a gennaio?) e fuochi d’artificio!

Purtroppo i cittadini dell’Emilia Romagna non hanno nulla da festeggiare, ora ci aspettiamo che i nuovi piani regionali dell’aria e dell’energia, in corso di elaborazione, non ripresentino le stesse soluzioni che si sono dimostrate non in grado di affrontare un problema complesso come quello dell’inquinamento atmosferico e che ha drammatiche ricadute sanitarie ed economiche.

Al futuro PAIR va riconosciuto un ruolo centrale individuando strumenti che ne monitorino costantemente l’efficacia e che prevedano un adeguamento delle misure in base ai risultati ottenuti.

Sarà fondamentale inoltre lavorare in sinergia con gli altri piani regionali, a cominciare da quello integrato dei trasporti e da quello dell’energia, che vanno radicalmente ripensati assumendo come obiettivi strategici il contenimento degli effetti del cambiamento climatico e l’abbattimento degli inquinanti atmosferici.

Occorre puntare con decisione in direzione di un rapido processo di transizione energetica fondato sull’eliminazione dei combustibili fossili dal settore dei trasporti e dai principali usi energetici, processo che deve essere affiancato dallo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili favorendo la realizzazione di impianti fotovoltaici, a partire da quelli su siti di ex cava e discariche in post esercizio, e degli impianti eolici, come il progetto off-shore al largo di Rimini.

Bisogna arrestare la costruzione di nuove autostrade, a partire dall’inutile e dannosa Autostrada Cispadana, convogliando la maggior parte delle risorse disponibili verso l’intermodalità, trasferendo quote sempre più significative di traffico dal mezzo privato al trasporto pubblico collettivo ad elevata capacità e favorendo la mobilità su ferro di persone e merci.

Le principali città capoluogo di provincia devono dotarsi di adeguate infrastrutture a partire da moderne linee di tram. Bologna in particolare non può più attendere il completamento del SFM e per il TPL può essere utile agire anche sulla leva tariffaria, applicando la nostra proposta di Abbonamento Unico valido su tutta l’area Metropolitana allo stesso prezzo dell’area urbana.

Se non si farà questo per ottenere l’abbattimento delle PM10 non resterà, come avviene ora, che attendere che si alzi il vento ed arrivi la pioggia.

*(fonte: EEA – Air Quality in Europe – 2020 report)