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Osservatorio Stili di Mobilità 2023

Nuovo sondaggio Ipsos-Legambiente sugli stili di mobilità degli italiani: lieve miglioramento nella mobilità sostenibile, ma persiste la dipendenza dall’auto fossile

Analisi inedita sui divari sociali nella mobilità:

Il 30% della popolazione è costretto a rinunciare a spostamenti, sacrificando opportunità di lavoro, studio e visite mediche. Le città più colpite: Napoli e Roma in testa, seguite da Torino e infine Milano e Bologna

 

Legambiente: “La mobilità è un diritto, non un lusso. Necessari più treni, tram, bus elettrici, biciclette e percorsi ciclo-pedonali per tutti”

 

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Limitata disponibilità del trasporto pubblico e scarsa accessibilità ai servizi di prossimità. In Italia, tutto ciò ancora ostacola gli sforzi per ridurre l’uso dell’auto privata, i cui costi (acquisto e carburante) sono aumentati.  Ben tre italiani su dieci hanno dovuto, infatti, rinunciare nell’ultimo anno a opportunità di lavoro (28%), di studio (17%), visite mediche (19%) o spostamenti per piacere e relazioni (25%).  Le città più colpite da una condizione di precarietà nella mobilità sono Napoli con il 34% dei cittadini che non sempre riesce a spostarsi e Roma con il 33%, mentre a metà strada si trova Torino, con il 28%. Invece, nelle città di Milano e Bologna, generalmente più benestanti e con un’elevata offerta di mobilità sostenibile ed elettrica, il livello di precarietà si attesta intorno al 20-21%.  

È quanto emerge in sintesi dal rapporto dell’Osservatorio Stili di Mobilità, giunto alla sua terza edizione, realizzato da Ipsos e Legambiente, in collaborazione con Unrae e presentato oggi a Roma. L’indagine è stata condotta su scala nazionale e nelle città di Milano, Torino, Bologna, Napoli e Roma, nell’ambito della Clean Cities Campaign, un network europeo di associazioni ambientaliste e movimenti di base che mira al miglioramento della qualità dell’aria attraverso l’adozione di stili di mobilità più sostenibili e alla redistribuzione dello spazio urbano a favore delle utenze più vulnerabili.

 

I nuovi dati dell’Osservatorio, che analizza annualmente i comportamenti e le propensioni di mobilità, rivelano inoltre che ogni settimana gli italiani trascorrono in media sei ore in viaggio. Il 64% dei viaggi si svolge a bordo di un’auto e moto di proprietà, con una leggera diminuzione rispetto all’anno precedente, compensata dall’aumento dell’uso medio dei mezzi pubblici e dell’auto elettrica (sia privata che a noleggio), che è passato dall’11 al 13% al giorno, mentre rimangono stabili gli spostamenti a piedi, in bici o in monopattino elettrico, che ammontano al 22% del tempo di viaggio. Inoltre, diminuiscono del 10% circa gli spostamenti nei giorni festivi, i primi ad essere sacrificati da chi fatica a tirare la fine del mese.

Nelle città, la mobilità sostenibile prevale a Bologna e Milano con rispettivamente il 49% e il 48% degli spostamenti a piedi, in bici, con i mezzi collettivi o condivisi; mentre il 40% e il 45% avviene in auto e moto a combustione. Anche a Torino (51%), Roma (54%) e Napoli (55%), i mezzi privati giocano un ruolo meno rilevante rispetto alla media nazionale (64%).

 

Le cause della situazione di precarietà fotografata dall’Osservatorio di stili di mobilità sono soprattutto l’assenza di alternative all’uso dell’auto privata a causa della distanza dai servizi essenziali come le strutture scolastiche e mediche nelle vicinanze, così come le carenze dei trasporti pubblici, come la mancanza di fermate con orari poco convenienti, e l’assenza di servizi di sharing. Incidono anche le condizioni economiche delle famiglie, che rendono difficile sostenere i costi del carburante e le distanze eccessive senza alternative all’auto.

 

Tuttavia, tra tutti i tipi di precarietà analizzati, il dato che preoccupa maggiormente riguarda il 7% delle persone in condizione di estrema mobility poverty, ossia coloro che non hanno mezzi pubblici o in condivisione di prossimità, né la possibilità di acquistare un’auto in famiglia. Ma si trovano in condizioni di precarietà – se pur meno estreme – gli intervistati che denunciano un elevato costo del carburante rispetto al reddito (9%), coloro che lamentano l’assenza di alternative all’auto privata e/o l’impossibilità di cambiare il mezzo obsoleto (8%) e, infine, coloro che evidenziano elevati costi dovuti alla necessità di percorrere in auto elevate percorrenze quotidiane (8%).

 

Per una mobilità veramente sostenibile e inclusiva, che non lasci indietro nessun cittadino, Legambiente propone dunque di accelerare il passo su più direzioni: implementazione di autobus elettrici, miglioramento dell’accessibilità ai trasporti pubblici collettivi, creazione di zone a 30 km/h, promozione dei veicoli elettrici ed espansione dei percorsi ciclo-pedonali.

 

“Sono proprio le città con una maggior offerta di mobilità sostenibile, attiva o elettrica, tra cui mezzi di trasporto collettivi come treni, metropolitane, tram e autobus elettrici, quelle che permettono di spostarsi e cogliere al meglio le opportunità di lavoro, di studio e di favorire la cura e le relazioni. Dove non ci sono stazioni, piste ciclabili e fermate sopravvive solo chi può permettersi auto sempre più care e benzina a 2 euro al litro”, dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente. “Solo una capillare ed efficiente offerta di trasporto pubblico può garantire opportunità di mobilità e la correzione di alcune disparità sociali, soprattutto nei centri urbani, nelle aree metropolitane e in quelle più periferiche”.

 

Mobilità elettrica. Nel sondaggio, è emersa anche l’importanza di promuovere la transizione verso veicoli elettrici. Solo circa il 50% dei cittadini desidera acquistare un’auto nuova, ma tra di loro, il 47% preferisce veicoli tradizionali, mentre il 14% opta per auto elettriche (quanto la media vendite in Europa) e l’11% ibride ricaricabili (plug-in), mentre il 29% preferisce auto ibride. Per coloro che scelgono veicoli a combustione interna, le principali motivazioni sono il costo più conveniente (29%) e una maggiore autonomia (28%). D’altra parte, chi preferisce veicoli elettrici è motivato principalmente dalla riduzione dell’impatto ambientale (32%).