Idrovia Ferrarese, tra incoerenza e pianificazione a corto raggio
Idrovia Ferrarese, tra incoerenza e pianificazione a corto raggio
Legambiente: “esiste una programmazione integrata tra i due progetti regionali, rinaturazione fiume Po con Fondi PNRR e completamento Idrovia Padana?.”
61 milioni di finanziamenti regionali per il completamento dell’Idrovia padana, un progetto pensato oltre venti anni fa, di cui forse si arriverà a definizione dei tratti più complessi, quelli che riguardano la città di Ferrara. Nonostante le carte però siano rimaste le stesse, il contesto intorno è però radicalmente cambiato: l’aggravarsi della crisi climatica, le previste opere di rinaturalizzazione, l’urgente necessità di uscire dalla dipendenza delle fonti fossili richiederebbero una rivalutazione complessiva del progetto.
A lasciare perplessi è innanzitutto la mancata valutazione dell’attuale condizione climatica, che tradisce una visione fin troppo a breve termine della stabilità ambientale ed economica della nostra regione. Anche il più distratto degli osservatori ricorderà l’anno in conclusione come un punto di volta nella crisi idrica, con il fiume Po in pieno deficit idrico tutto l’anno. Dopo le portate minime storiche estive, che hanno visto il fiume Po ai minimi dal 1972, la situazione non sembra migliorare nemmeno nella stagione invernale: di pochi giorni fa la nota di AdbPo che “la portata del fiume Po alla foce di Pontelagoscuro mostra un dato pari a 782 mc/s confermando una rilevazione superiore a quella minima (450 mc/s), ma assolutamente inferiore alle portate medie (1900 mc/s)”.
Ci chiediamo se l’instabilità e la quantità delle portate del fiume Po siano sufficienti a garantire la navigabilità per le navi di Va classe europea, a cui sono mirati gli interventi del tratto Ferrarese del sistema idroviario. Come riporta ANBI infatti, la portata media del fiume Po a Pontelagoscuro è stata, in luglio, pari a 160,48 metri cubi al secondo, il 32,29% in meno rispetto alle ultime portate minime registrate nel 2006. Ci chiediamo, in questo contesto, come sarà possibile garantire la navigazione delle chiatte senza massicci interventi strutturali delle sponde?
Data la nuova normalità del corso del Po e affluenti, che date le scarse precipitazioni nevose in quota dipendono sempre di più da scarse e imprevedibili piogge, ci chiediamo se siano state fatte delle valutazioni strategiche di costi-benefici nella predilezione del trasporto via acqua, rispetto ad un potenziamento del trasporto via ferro. Dal punto di vista meramente economico, un recente studio sul bacino del Reno (Germania) prevede che con lo scenario idrico attuale in caso di secche il trasporto via acqua potrebbe aumentare il proprio costo del 75% per tonnellata[1].
Sempre in tema di costi ricordiamo che nel 2016 i costi della regolazione a corrente libera erano stati stimati più di 616 milioni di euro, ma ad oggi ne sono a disposizione meno di un terzo; come verranno coperti i restanti costi?
Dal punto di vista dell’efficienza energetica, benché notevolmente vantaggioso rispetto al trasporto su gomma, il settore marittimo resta ancora ancorato ai combustibili fossili, mentre uno spostamento logistico su ferro permette la piena elettrificazione dei trasporti – in linea con l’obiettivo di decarbonizzazione della Regione Emilia-Romagna al 2050. Tutto ciò si somma ad un settore in costante declino e con pochi vantaggi rispetto al trasporto su ferro: basti pensare che il trasporto merci nel sistema idroviario Padano è sceso da 136.650 nel 2017 tonnellate sole 42.321t nel 2019
In ultima battuta ci chiediamo se sia stata fatta in Regione una valutazione di coerenza tra due pianificazioni che stanno avanzando di pari passo, Idrovia padana e PNRR Po. Da un lato sono infatti previste importanti opere di rinaturazione con rimozione e modifiche di opere precedente realizzate proprio per la navigazione, dall’altra nuovi investimenti per l’adeguamento alla navigazione di chiatte di V classe. Su questo punto, ci chiediamo se ci sia cooperazione tra gli assessorati alla Transizione Ecologica e ai Trasporti in Emilia-Romagna, oppure se la mano destra non sa quello che fa la mano sinistra.
“Il caso dell’idrovia Padana è emblematico di una programmazione allo specchietto retrovisore” – commenta Legambiente Emilia-Romagna – “che procede in avanti con lo sguardo rivolto al passato, l’attuale condizione climatica non ci dà più tempo per commettere errori di valutazione.” – conclude
[1] https://link.springer.com/article/10.1007/s10113-013-0441-7 (ultimo accesso 2 dicembre 2022 11:42)