Big Jump 2022 in Emilia-Romagna: la tappa a Stagno di Roccabianca (PR) per dare voce al Grande Fiume
Big Jump 2022 in Emilia-Romagna: la tappa a Stagno di Roccabianca (PR) per dare voce al Grande Fiume
Il “grande salto” di Legambiente tra fiumi e laghi per non abbassare l’attenzione sull’emergenza siccità: in Emilia-Romagna portate ai minimi storici, bisogna ripensare il modello di gestione
PNRR e rinaturazione: volano per il cambiamento di paradigma nella gestione del bacino del Grande Fiume.
Sos Po: 8 proposte per la riqualificazione del fiume Po e dell’intero bacino.
Un grande salto per non abbassare l’attenzione sull’emergenza siccità che in queste ultime settimane ha colpito l’intera Penisola, mettendo in ginocchio in particolare il Nord Italia. Anche quest’anno abbiamo aderito al Big Jump, il festival fondato dallo European Rivers Network che ricollega i cittadini con i loro fiumi, laghi e zone umide, unendoli simbolicamente in un grande tuffo: obiettivo dell’evento, mobilitare l’opinione pubblica e le istituzioni per proteggere le acque interne minacciate dalle attività antropiche e dagli effetti dei cambiamenti climatici.
E proprio in ragione della profonda crisi idrica che sta colpendo porzioni importanti di territorio in tutta Italia, quest’anno le iniziative organizzate dell’associazione si sono focalizzate sul tema della siccità. Con un primo flash mob realizzato da un gruppo di attiviste e attivisti di Legambiente Veneto e Legambiente Emilia-Romagna che si sono dati appuntamento sul letto del fiume Po, a Gaiba, in provincia di Rovigo. “Sveglia! Non si può dormire sul letto di un fiume!” è lo slogan scelto per richiamare l’attenzione sull’urgenza di interventi tempestivi che contribuiscano a mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici in atto e scongiurare, così, un punto di non ritorno.
“La combinazione delle temperature fuori scala di questo inizio estate e l’emergenza siccità stanno mettendo duramente alla prova i nostri territori, riducendo considerevolmente la portata dei fiumi – dichiarano i comitati regionali di Legambiente coinvolti – Con il nostro flash mob abbiamo perciò voluto lanciare un grido in difesa dei corsi d’acqua colpiti dalla siccità che sta mettendo in pericolo l’ecosistema, l’economia e la vita delle comunità fluviali”.
Quest’anno il grave accentuarsi della crisi climatica si è fatto evidente in Emilia-Romagna., dove il Fiume Po ha toccato quasi i minimi storici, con portate di -7,16 a Pontelagoscuro (FE). Condizioni che esigono un ripensamento del modello di gestione del Grande Fiume e necessitano di una gestione integrata che tenga insieme tutti gli aspetti legati all’utilizzo e la conservazione delle risorse del Bacino del Po’.
L’appuntamento Emiliano-romagnolo si è tenuto domenica 10 luglio a Stagno di Roccabianca: la giornata ha preso il via con un confronto sugli interventi previsti dal PNRR: insieme ai sindaci dei Comuni del territorio sono intervenuti i rappresentanti dell’Autorità di Bacino e di AIPO, che hanno presentato un quadro preliminare degli interventi previsti. Le istituzioni locali hanno accolto positivamente l’impegno degli enti di bacino che ha portato a rispettare le scadenze previste dal Piano per la presentazione dei programmi. Hanno anche sottolineato che, a questo punto, è necessaria un’azione di coinvolgimento locale per realizzare gli interventi nel modo più efficace e rendere i cittadini e il territorio partecipi del processo di rinaturazione che si andrà a realizzare.
Uno sforzo in questa direzione richiede un ripensamento della governance della risorsa idrica, che comprenda il coinvolgimento di tutte le istituzioni e i soggetti coinvolti nella gestione del fiume a livello di intero bacino idrografico. Particolare attenzione va riservata ai prelievi della risorsa idrica da parte del settore agricolo: l’adattamento verso la nuova condizione climatica che stiamo vivendo deve passare per un ripensamento delle colture nel bacino padano, riducendo gli impatti della zootecnia e dell’agricoltura intensiva, puntando su sistemi irrigui più efficienti e favorendo colture non idroesigenti.
E’ altresì fondamentale realizzare un bilancio idrico che consenta di rapportare le richieste di utilizzo della risorsa idrica da parte delle attività agricole all’effettiva disponibilità. In questo senso occorre una maggiore contabilizzazione dei prelievi e un rinnovo delle concessioni, che possa garantire il deflusso ecologico del Po.