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Passante di mezzo: bene lo stop ma è necessario riaprire davvero la riflessione

Positivo il dibattito, ma il futuro Sindaco deve avere mano libera. Non si chiuda ora la procedura

Città Metropolitana e Regione hanno obiettivi di riduzione delle auto ma con il passante si prevedono 20.000 auto in più. Come tornano i conti

Giudichiamo positivamente il dibattito che si è acceso in fase elettorale sul Passante di mezzo e altrettanto positivo il fatto che si prospetti  di sospendere le procedure amministrative sul progetto in corso. Il condizionale è d’obbligo perché finora si sono rincorse le interpretazioni più diverse.

Riteniamo che il confronto che si è aperto tra i candidati sindaci debba essere portato fino in fondo, sospendendo davvero l’iter amministrativo, in modo che il futuro sindaco abbia le mani libere .

Dalle scorse elezioni il contesto nazionale e locale è cambiato (basti vedere le priorità trasportistiche del PNRR, o i progetti locali di TRAM) ed è legittimo che la città si interroghi davvero sulla forma e l’utilità del Passante. Vale la pena ricordare che lo studio di VIA del progetto ipotizza un maggiore traffico di 20.000 veicoli al giorno, mentre le indicazioni di Regione, Comune e Città Metropolitana sarebbero quelle di ridurre il numero di auto circolanti.

L’ampliamento dell’asse si pone, infatti, in continuità con la logica del dare più spazio ai veicoli a motore, attraendo altra mobilità privata che, nella prospettiva decennale indicata nel PUMS, dovrebbe invece diminuire considerevolmente.

Di fronte a noi ci sono scelte nette da compiere: gli alti livelli di inquinamento dell’aria e l’emergenza climatica. Le priorità devono essere quella di ridurre considerevolmente, non aumentare, gli impatti dell’attuale arteria sui cittadini, in primo luogo delle  zone adiacenti,  e  favorire gli interventi sulla mobilità ecosostenibile. Il completamento del Sistema Ferroviario Metropolitano (obiettivo sempre disatteso da anni) e della rete tramviaria, e il potenziamento della rete ciclabile devono essere la direttrice di marcia su cui puntare energie progettuali e risorse.

Le quantità di risorse disponibili permetterebbero alla città uno sguardo più innovativo, in grado di individuare soluzioni autenticamente sostenibili per il nodo di Bologna.