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Inquinamento atmosferico e costi sociali: gli italiani pagano il prezzo più alto in Europa

I costi sociali dovuti all’inquinamento dell’aria ammontano in media a 1400 euro per ogni cittadino. Roma, Milano e Torino tra le prime 25 città europee per costi connessi all’inquinamento atmosferico.

Parma al 6° posto nella classifica nazionale per il costo pro-capite. Sugli altri indicatori in Emilia Romagna Bologna in testa come costi annui totali e Piacenza come spese intese su % del PIL.

La stima arriva da uno studio europeo a cui ha collaborato Legambiente.

 

I costi dell’inquinamento dell’aria connessi all’alto numero di automobili in circolazione e alla carenza del trasporto pubblico incidono sul portafoglio degli italiani più che nel resto d’Europa. Ricoveri ospedalieri, perdita di benessere, impatti indiretti sulla salute e, quindi, riduzione dell’aspettativa di vita. Sono questi i fattori che fanno la somma del costo sociale, una spesa che per gli italiani ammonta a un costo medio di 1400 euro per ogni cittadino, equivalente a circa il 5% del PIL. Il peso che ogni cittadino è costretto a sobbarcarsi per far fronte ai danni derivanti dall’inquinamento atmosferico. In Europa, invece, la stima è più bassa e si aggira intorno a quota 1250 euro per una percentuale del 3,9%. A far emergere questi dati è lo studio “Costi sanitari dell’inquinamento atmosferico nelle città europee, connesso con sistema dei trasporti”, diffuso nella giornata di oggi dalla società di consulenza CE Delf, che ha preso in esame 432 città europee, in 30 paesi (27 paesi UE più Regno Unito, Norvegia e Svizzera). Lo studio si riferisce a dati raccolti per l’anno 2018 ed è commissionato dall’Alleanza europea per la salute pubblica, una ONG di interesse pubblico presente in 10 paesi dell’Unione Europea (European Public Health Alliance – EPHA). Per quanto riguarda l’Italia è la nostra associazione a collaborare al progetto.  LINK allo studio completo.

Roma, Milano e Torino sono tra le prime 25 città europee per costi sociali in assoluto, mentre ben 5 città italiane sono nella top ten per costi pro capite (Milano seconda dopo Bucarest, seguita dal terzo posto di Padova, al sesto Venezia, al settimo Brescia e al nono posto Torino). E maggiore è il numero di automobili in strada e più aumenta il tempo trascorso nel traffico più si alzano i costi sociali dell’inquinamento. “Un aumento dell’1% del tempo medio di percorrenza per recarsi al lavoro aumenta i costi sociali delle emissioni di PM10 dello 0,29% e quelli delle emissioni di NO2 anche dello 0,54%. Un incremento dell’1% del numero di autovetture in una città aumenta i costi sociali complessivi di quasi lo 0,5%”, è quanto viene evidenziato dallo studio diffuso oggi da CE Delf.

Quindi, nonostante le difficoltà oggettive di valutazione, lo studio riesce a stimare la diretta connessione tra costi dell’inquinamento dell’aria (dovuta a smog, emissioni PM10 e NO2) e l’aumento dei costi sociali per gli italiani.

Parma al 6° posto nella classifica nazionale per un costo pro-capite pari a 1.915. In Emilia-Romagna, abbiamo poi Bologna che registra un costo annuale totale di 658.226.228 euro, e Piacenza con un costo pari al 5,79% del PIL. Numeri che devono farci riflettere sugli urgenti interventi che ad oggi vengono derogati, uno di questi sicuramente il blocco dei diesel euro4. Se da un lato è necessario creare condizioni economicamente agevolate per favorire questo passaggio, dall’altro non possono più essere ignorati i costi sanitari che derivano da un loro utilizzo. Interventi urgenti sul trasporto pubblico non devono essere da meno: è importante che le risorse del Recovery Fund vengano destinate ad opere prioritarie come l’SFM ed il tram bolognese, e linee ferroviarie quali la Pontremolese e la Porrettana su cui ad oggi di segnalano numerosi disservizi.

I costi calcolati, secondo lo studio, potrebbero essere ancora più alti se si includessero adeguatamente i costi correlati alla pandemia COVID-19. Le comorbilità sono un elemento preponderante nella mortalità di pazienti affetti da COVID-19 e fra le più importanti vi sono quelle associate all’inquinamento atmosferico. Da diversi documenti di ricerca si evidenzia che la scarsa qualità dell’aria tende ad aumentare la mortalità di pazienti affetti da COVID-19. Pertanto, i costi sociali di una scarsa qualità dell’aria potrebbero essere maggiori rispetto a quanto stimato in questa ricerca.

Secondo il responsabile della mobilità dell’associazione Andrea Poggio “il costo dell’inquinamento, aggravato quest’anno alla pandemia Covid19, è particolarmente pesante per i redditi più bassi: l’inquinamento, come il Covid colpisce tutti, ma chi è più povero fatica a mitigarne gli effetti ed accedere alle cure. I governi nazionali e regionali devono adottare al più presto politiche pubbliche per mobilità e riscaldamento ad emissioni zero, per tutti, ma soprattutto per chi è meno abbiente. Servono mezzi pubblici elettrici, bici e auto elettriche condivise, serve in città agevolare e promuovere subito la mobilità ciclo-pedonale. Serve il superbonus (110%) se ben speso per ridurre l’inquinamento da riscaldamento. Non servono invece proroghe ai permessi di circolazione dei veicoli diesel più inquinanti, non servono bonus per l’acquisto di auto di proprietà a combustione. Iniziare a ridurre a zero, o quasi, l’inquinamento deve divenire una priorità nazionale del Recovery plan italiano”.

 

Per approfondire:

http://www.viviconstile.org/magazine/articoli/costi-sociali-dello-smo