Per la ripartenza in Emilia-Romagna, meno autostrade e più rigenerazione urbana
Opere diffuse avrebbero meno impatti e avrebbero ricadute sociali più ampie e tempi certi di realizzazione
Legambiente: “Le richieste di sospensione Plastic Tax e sblocco autostrade non hanno nulla di green”
La lettura delle dichiarazioni della Regione fatte in questi giorni ad opera del Presidente Bonaccini e dell’Assessore Colla destano un po’ di preoccupazione sulle connotazioni che avrà la nostra uscita dalla crisi.
Guardando al programma di 14 miliardi di investimenti annunciati da Bonaccini – in gran parte previsti dagli strumenti già vigenti – emerge come la principale voce di intervento siano le autostrade, con quasi 4 miliardi di interventi, molto staccato il trasporto pubblico locale, con poco più di un miliardo di euro, e gli interventi su strade ed infrastrutture esistenti ben sotto i 500 milioni.
La rigenerazione dell’esistente, dal patrimonio scolastico, all’edilizia sociale e bandi per le città sta sotto il miliardo di euro.
Una scelta di priorità che non solo produce un impatto ambientale rilevante, ma che mostra debolezze anche dal punto di vista dell’urgenza della ripartenza.
Da un lato infatti si perpetua il consumo di suolo, incentivando di fatto un sistema di mobilità che incide pesantemente sulla qualità dell’aria sulla salute, come si sta capendo ancor più in questi giorni.
Sul versante delle necessità della ripartenza, le nuove autostrade rappresentano interventi di difficile realizzabilità – come dimostrato dai decenni di gestazione – osteggiati da parte della popolazione, invisi anche a forze politiche della maggioranza, nonché da incognite finanziarie e sul ruolo dei concessionari. Insomma, opere di cui nessuno può garantire una rapida partenza.
Risultano inoltre di interesse solo e appannaggio di cordate di poche imprese.
Per attivare rapidamente cantieri su tutto il territorio, sarebbe invece molto più efficace moltiplicare gli investimenti di manutenzione diffusa e andare a irrobustire il capitolo di investimenti sulla Rigenerazione Urbana, un’intuizione felice della Regione ma che al momento non presenta risorse adeguate. Questa tipologia di interventi avrebbe il pregio di intercettare una platea molto più ampia di territori, di interessi e di categorie, a cominciare dal mondo dei professionisti (architetti, ingegneri), delle piccole e medie imprese e di tutto il settore che ruota attorno alla riqualificazione energetica.
Una tipologia di interventi che avrebbe effetti positivi sul clima, sull’inquinamento e sulla necessità di prepararci ad affrontare i rischi climatici. Infine la sistemazione delle città attraverso progetti articolati di rigenerazione urbana potrebbe dare risposta ad una necessità amplificata dal Coronavirus, cioè quella di adeguare gli spazi della vita pubblica alle nuove esigenze di distanziamento sociale: un bisogno tanto più sentito dalle fasce sociali che dispongono di abitazioni con pochi spazi e di bassa qualità.
Sempre sul lato economico rimarchiamo come il Presidente Bonaccini, nel suo ruolo di interlocutore privilegiato col Governo, nella Conferenza Stato Regioni dovrebbe avanzare richieste di interventi utili tanto all’ambiente quanto al lavoro: la recente richiesta di sospendere la Plastic Tax senza proposte alternative e costruttive va nella direzione opposta. Di stesso segno la richiesta indirizzata oggi al Ministero delle infrastrutture per sbloccare solo strade.
In conclusione la necessità di rispondere alle richieste di tutelare il lavoro è un urgenza innegabile, ma questo andrebbe fatto con un supplemento di riflessione politica per individuare modalità che risolvano i problemi che abbiamo, invece di proseguire con modalità del passato che li aggrava.