Confindustria Nemico del Clima: troppe le posizioni antiecologiche ai tempi del Climate Strike
Ci restano 11 anni per salvare il Pianeta, Confindustria Emilia-Romagna ne è consapevole o considera solo gli interessi a breve termine?
Plastic tax, autostrade, estrazioni di gas, accise: l’associazione degli industriali, ai tempi del Climate Strike, continua a distinguersi per posizioni conservatrici
«I suoi dirigenti vivono nel territorio, facciano proposte»
In vista del 4° Sciopero per il Clima interveniamo sull’azione di lobbing antiecologica esercitata da Confindustria in Emilia-Romagna, azione che sempre più spesso influenza le scelte strategiche di questa regione. Un ruolo che si è contraddistinto negativamente per il contrasto alle proposte di cambiamento verso la riconversione ecologica e per una metodica pressione sulla politica a favore delle scelte più impattanti. Le posizioni a favore di nuove autostrade e aeroporti, il sostegno del settore delle estrazioni di gas, l’intervento sulla questione rifiuti essenzialmente per chiedere più impianti di smaltimento o rinunciare alla Plastic-tax dimostrano che non esiste un dialogo costruttivo con gli industriali.
«Posizioni che non fanno i conti con l’urgenza ecologica con cui dobbiamo confrontarci: rimangono solo 11 anni per cercare di arginare il disastro climatico, con la fragilità del territorio di fronte a eventi metereologici estremi divenuti ormai la normalità».
Di fronte a questa situazione che minaccia tutti, l’associazione degli industriali non avanza una proposta per uscire dalle crisi ambientali ma anzi osteggia ogni politica virtuosa di cambiamento.
Ci rivolgiamo quindi ai vertici di Confindustria se vivono nell’illusione che esista un “Pianeta B” o se si sentono sollevati nei riguardi della sicurezza delle future generazioni?».
«In particolare sulle infrastrutture è in atto una continua pressione per la realizzazione di opere Nemiche del Clima e che consumano territorio: nuove autostrade o ampliamenti in quasi tutte le province (il completamento della TI-BRE a Parma, la Cispadana tra Modena e Ferrara, la Bretella Campogalliano Sassuolo) senza vedere la stessa pressione sul ferro. E ancora le richieste generalizzate sugli di aeroporti che se concretizzate porterebbero a 4 scali in regione tra loro in competizione”.
Eppure anche gli eventi recenti ci mostrano che la fragilità del territorio richiederebbe prima di tutto lo sforzo per mettere in sicurezza le infrastrutture esistenti e proteggere abitati e zone industriali. Le risorse economiche e amministrative e le energie politiche investite in opere impattanti andrebbero riorientate sulle vere priorità.
Denunciamo come di fronte alla proposta di Plastic-tax Confindustria si sia affrettata ad intervenire in difesa del settore produttivo del packaging, senza mettere sul tavolo idee rivolte al futuro. In generale sul tema dei rifiuti nell’ultimo anno gli industriali si sono limitati a lamentare il lievitare del costo dello smaltimento dei rifiuti chiedendo più spazio negli impianti, senza una strategia di prevenzione o di costruzione di filiere moderne nell’ottica dell’Economia Circolare.
«Come per l’industria estrattiva, in cui gli interessi del settore Oil&Gas sono stati difesi “senza se e senza ma”, posticipando la necessità di mettere sul piatto un piano di uscita verde».
Le imprese ed i lavoratori vanno certamente tutelati attraverso politiche di supporto all’innovazione, ma gli obiettivi di transizione ecologica e cambio di paradigma non possono essere messi in discussione, soprattutto perché a monte esistono problemi drammatici che riguardano il futuro dei giovani e del pianeta.
Invitiamo a riflettere sulla possibilità che in Emilia-Romagna le prossime piazze per il Clima possano essere organizzate anche sotto le sedi di Confindustria. «In un momento in cui la politica appare debole, senza una proposta a lungo termine per il futuro e concentrata in dibattiti su odi e steccati, si rischia che quei palazzi diventino i veri centri decisionali».