Gara IREN per subappalto raccolta rifiuti
Modalità puramente speculative, senza benefici per i cittadini ed il territorio.
A chi vanno i benefici economici di questa operazione in deroga alla gara di affidamento?
Esprimiamo la nostra critica sulle modalità di gara adottate dal gruppo IREN spa, per il subappalto del servizio raccolta rifiuti nelle province di Parma, Reggio e Piacenza.
Una gara che parte con forti riduzioni dell’importo a base di gara rispetto al passato, che valorizza in modo marginale aspetti fondamentali quali l’inserimento di personale svantaggiato, e che premia essenzialmente il ribasso economico (che pesa il 50% della valutazione).
In particolare per il territorio parmense le condizioni di appalto sono da macelleria sociale, con un importo a gara che parte già da un 15-20% in meno rispetto alla stesso servizio precedentemente appaltato, importo su cui andranno applicati i ribassi, che tra i numerosi criteri di valutazione pesano in modo preponderante.
Inoltre il bando, per come è costruito, non tiene in considerazione l’importantissimo ruolo svolto dalla cooperazione sociale nel ciclo dei rifiuti che negli anni, di pari passo con la diffusione delle modalità domiciliari, ha visto un sempre maggiore impiego di cooperative sociali e di tipo B con alte percentuali di utilizzo di personale svantaggiato.
Un sistema virtuoso che unisce, crescita occupazionale, aspetti indiretti di welfare e ottimi risultati di raccolta differenziata. Non a caso la provincia di Parma ha da anni il maggior numero di Comuni Ricicoloni a livello regionale.
Un’operazione, quella dell’azienda, che avviene a contratto di affidamento alla stessa IREN scaduto da tempo ed in regime di proroga. Operazione che evidentemente tende a garantire il massimo profitto agli azionisti, ma che di fatto scarica le conseguenze sul territorio e non porta nessun vantaggio alle tariffe dei cittadini, essendo gli utili da ribasso direttamente incamerati dall’azienda.
Una situazione che da una parte conferma la preoccupante deriva speculativa dell’azienda, ignorando completamente il territorio, così come accaduto per la richiesta di ampliamento della capacità termica dell’inceneritore di Parma; dall’altro l’ennesimo segnale che la politica ha completamente perso terreno nel governare le aziende multiutility.