Intitolazione di un albero alla memoria di Roberto Mancini
Intitolato alla memoria di Roberto Mancini il giovane albero di Piazza XX Settembre a Bologna.
Legambiente, Comune di Bologna e Questore assieme per commemorare il vicecommissario di polizia, morto nel 2014 a seguito delle indagini contro le Ecomafie nella Terra dei Fuochi.
Si è tenuta questa mattina la cerimonia di intitolazione del giovane albero di Piazza XX Settembre a Roberto Mancini, vicecommissario di Polizia Vittima del Dovere per le sue indagini contro le Ecomafie nella Terra dei Fuochi.
Mancini, infatti è morto nell’aprile del 2014 per un tumore al sangue causato dall’esposizione a sostanze tossiche e radioattive durante le sue indagini, che già alla fine degli anni ’90 dimostravano i nomi e gli interessi di chi nascondeva morte nel sottosuolo della Campania. Furono infatti sue le preziose testimonianze alla commissione parlamentare d’inchiesta sui rifiuti, la sua perseveranza e le sue indagini, a portare alla ribalta il dramma di un territorio martoriato dalle Ecomafie.
Con questa intitolazione simbolica, Legambiente, la città di Bologna e il più alto rappresentante degli organi di polizia cittadini, hanno voluto rendergli omaggio in occasione della settimana della Legalità di Libera che condurrà alla manifestazione nazionale del 21 marzo, in ricordo di tutte le vittime innocenti delle mafie.
“Si deve fare tutto il possibile per mantenere vivo il ricordo di chi, come Roberto Mancini – dichiara la moglie Monika – ha sempre agito seguendo i valori fondanti della nostra Repubblica, nella lotta ad ogni forma di criminalità, nonostante i rischi e persino a costo della propria vita. Roberto ha svolto il suo dovere fino in fondo, andando a lavorare anche subito dopo aver fatto la chemioterapia ed indagando da maestro quale era anche nei confronti di chi, pur avendo un’ispirazione politica che poteva essere vicina alla sua, a differenza di lui conduceva la sua battaglia violando la legge. Per questo dobbiamo tenere viva la memoria di Roberto Mancini anche nelle sedi istituzionali. Lui ha donato ai bambini della terra dei fuochi, ma anche a tutti noi, il bene più grande di cui disponeva: la vita. “Insegnare è un verbo che viene dal latino e significa proprio “seminare”: è nostro dovere spargere i “semi” di Roberto cercando di fare del nostro meglio, proprio come questo grande uomo italiano. ”
Per l’occasione erano presenti oltre alla moglie, Monika Mancini, il presidente di Legambiente Emilia Romagna Lorenzo Frattini, l’Assessore alla legalità del Comune di Bologna Nadia Monti, la presidentessa del quartiere Porto Elena Leti, il Questore di Bologna Vincenzo Stingone e Antonio Pergolizzi resp.le dell’Osservatorio Ambiente e Legalità di Legambiente.
“Il contrasto agli ecocrimini – dichiara Antonio Pergolizzi – passa prima di tutto dalla formazione e dall’esatta consapevolezza della reale posta in gioco. È una sfida che va vinta con il contributo di ciascuno di noi, non delegandola alle forze dell’ordine o ai magistrati. Occorre arrivare prima che si consumi il crimine, presidiando e valorizzando il territorio centimetro dopo centimetro, migliorando i nostri stili di vita e spostando l’economia verso l’orizzonte della sostenibilità e dell’equità”.
Si sono stretti nell’abbraccio simbolico per ricordare il coraggio di Mancini, 100 studenti delle scuole superiori di Modena, Bologna, Forlì e Parma, che stanno partecipando al nostro progetto Ecolegalità 2.0, un percorso che ha come obiettivo la diffusione tra i ragazzi delle scuole medie superiori di II grado della cultura della legalità, e l’approfondimento tecnico sulle ecomafie, ovvero su tutte le forme di aggressione al patrimonio ambientale del nostro Paese ad opera delle organizzazioni mafiose.
Un problema, quello delle Ecomafie, dal quale la nostra regione non può ritenersi esente, come hanno dimostrato anche le lunghe indagini che hanno portato agli arresti del gennaio scorso e come hanno sempre rilevato i Dossier Ecomafia. Solamente nel 2013, infatti, l’Emilia aveva registrato 837 infrazioni accertate, 1.219 denunce e 237 sequestri, confermandosi come uno dei “palcoscenici” prediletti dalle cosche mafiose, e seconda solo alla Lombardia con le sue 50 segnalazioni di matrice ‘ndranghetista”.