La Piacenza Cremona tra le 10 linee peggiori d’Italia
Tra le 10 linee peggiori d’Italia per i pendolari nel 2014, anche la Piacenza Cremona, che è stata chiusa e sostituita con autobus.
Anche in Emilia Romagna molti i peggioramenti dal 2010 ad oggi: complessivamente tagli pari al 5,4% nel servizio ferroviario regionale, con un aumento del 16% delle tariffe.
Auspichiamo che Bonaccini si confronti con i problemi dei pendolari e punti ad incentivare il trasporto pubblico su ferro. Chiudendo la porta ai molti progetti di nuove strade e dirottando le risorse sulla mobilità sostenibile”.
Treni affollati, lenti, spesso in ritardo. Ed ancora treni soppressi, guasti improvvisi, carrozze sovraffollate senza contare i problemi di circolazione legati spesso al binario unico che causano ulteriori ritardi. È ciò che accade nel nostro Paese e in particolare nelle 10 linee ferroviarie peggiori: Roma Termini-Ciampino-Castelli Romani, la Circumflegrea, la Bergamo-Milano, la Siracusa-Ragusa-Gela, la Portogruaro-Venezia. Ed ancora la Catanzaro-Lido-Lamezia Terme, la Salerno-Potenza e la Campobasso-Isernia-Roma. A queste si aggiungono le linee cancellate, come è accaduto in Piemonte con 14 linee tagliate negli ultimi 3 anni o per il collegamento Cremona-Piacenza. Una scelta che ha portato a cambi obbligati ed in alcuni casi a tempi di percorrenza raddoppiati.
Legambiente lancia la Campagna Pendolaria 2014, presentando le peggiori linee ferroviarie selezionate sulla base di situazione oggettive e proteste da parte dei pendolari italiani, che ormai sono costretti a fare viaggi infernali per arrivare a destinazione. Una situazione, quella del trasporto ferroviario regionale che rispecchia quanto poco hanno fatto in questi anni Regioni e Governi e quanto le situazioni già critiche dei pendolari siano diventate insopportabili. Dal 2010 a oggi complessivamente si possono stimare in Italia tagli pari al 6,5% nel servizio ferroviario regionale, con differenze tra le diverse Regioni ma dentro un quadro in cui diventa ogni giorno più difficile salire su un treno. A rendere evidente la situazione sempre più complicata che vivono i pendolari sono i tagli realizzati nelle diverse parti del Paese, con la riduzione del numero di treni lungo le linee, a cui si è accompagnato in quasi tutte le Regioni italiane un aumento delle tariffe.
Tra le 10 linee peggiori d’Italia c’è la Piacenza – Cremona: dalla fine del 2013 tutti i treni di questa linea sono stati soppressi e sostituiti con autobus. Una decisione clamorosa vista l’importanza di una linea elettrificata che costituiva una valida alternativa per gli spostamenti tra due capoluoghi di Provincia di due Regioni ricche come Lombardia e Emilia. I tempi di percorrenza dei bus sostitutivi sono superiori di 20/30 minuti rispetto a quelli del treno, ne impiegano 50 rispetto a nemmeno mezz’ora con il treno, andando di fatto a peggiorare enormemente le condizioni di viaggio dei pendolari.
Ma non è solo la chiusura della Piacenza-Cremona a preoccuparci. Sono molti altri gli esempi di mancati investimenti ed ammodernamenti sulle linee ferroviarie della nostra regione.
La ferrovia Porrettana, che unisce Bologna a Pistoia, registra ogni giorno ritardi e cancellazioni, così come la Bologna – Vignola. Sempre nel nodo bolognese, i futuri lavori di interramento a binario singolo della linea Bologna Portomaggiore, per i quali è prevista la chiusura della ferrovia per almeno un anno senza benefici futuri sulla frequenza dei treni, rischiano anche di affossare l’allungamento della tratta previsto per il 2015 con l’apertura della Portomaggiore Dogato, che consentirebbe il collegamento di Bologna con Codigoro attraverso una tratta unica.
Nel modenese, la linea ferroviaria Modena – Sassuolo è perennemente a rischio chiusura, con disservizi all’ordine del giorno. In Romagna è chiara invece l’intenzione di affossare la linea Faentina, che potrebbe collegare Ravenna e Ferrara alla città di Firenze. Questi sono solo alcuni esempi della situazione in cui versa il trasporto pendolare nella nostra regione.
Infatti, come evidenzierà in dettaglio il Rapporto Pendolaria che presenteremo il 18 dicembre, rispetto al 2009 le risorse da parte dello Stato per il trasporto pubblico su ferro e su gomma sono diminuite del 25% e le Regioni, a cui sono state trasferite nel 2001 le competenze sui treni pendolari, in larga parte dei casi non hanno investito né in termini di risorse né di attenzioni per recuperare la situazione.
Nel quadro generale di peggioramento la Regione Emilia Romagna si colloca circa a metà classifica avendo davanti regioni che hanno effettuato minori tagli di servizi ed aumenti tariffari.
Tabella dei tagli ed aumenti tariffari
Regioni | 2010-2014 | |
Totale dei tagli ai servizi | Totale aumenti tariffe | |
Abruzzo | -21% | +25,4% |
Basilicata | -11% | – |
Pr. Bolzano | -2,2% | – |
Calabria | -16,3% | +20% |
Campania | -19% | +23,75% |
Emilia-Romagna | -5,4% | +16,1% |
Friuli Venezia Giulia | – | +14,9% |
Lazio | -3,7% | +15% |
Liguria | -9,8% | +41,24% |
Lombardia | – | +24,1% |
Marche | -5% | – |
Molise | – | +9% |
Piemonte | -7,5% | +47,3% |
Puglia | -15% | +11,3% |
Sicilia | -19% | – |
Toscana | -2,9% | +21,8% |
Pr. Trento | -3,3% | – |
Umbria | -5,7% | +25% |
Veneto | -3,35% | +15% |
Chiediamo al presidente della Regione Bonaccini, di frenare il trend negativo in corso e scelga di dirottare gli investimenti che ad oggi sono stati stanziati per nuove strade ed autostrade, sullo sviluppo del trasporto pubblico su ferro. Una scelta indispensabile per una regione con gravi problemi di inquinamento dell’aria; soprattutto in un momento di crisi in cui è indispensabile fornire ai cittadini servizi pubblici efficienti, che favoriscano l’utilizzo del trasporto pubblico così come già fanno invece le realtà più virtuose in Europa. Su questo la richiesta è che la scelta del nuovo assessore ai trasporti della Regione cada su una persona di alto profilo e con chiara spinta ideale verso un futuro più sostenibile.