Mappa del rischio climatico nelle città italiane
112 gravi fenomeni meteorologici dal 2010 ad oggi hanno provocato pesanti danni al territorio urbano italiano: 30 casi di allagamenti da piogge intense, 32 casi di danni alle infrastrutture con 29 giorni di stop a metropolitane e treni urbani, 8 casi di danni al patrimonio storico, 20 casi provocati da trombe d’aria, 25 eventi causati da esondazioni fluviali, numerosi feriti e ben 138 vittime.
In concomitanza con la COP 20, la Conferenza delle Nazioni Unite sul clima di Lima, presentiamo la mappa del rischio climatico nelle città italiane, con l’obiettivo di capire dove e come l’intensità e l’andamento delle piogge, gli episodi di trombe d’aria e delle ondate di calore, che stanno assumendo caratteri nuovi e andranno ad aumentare a causa dei cambiamenti climatici, hanno provocato impatti significativi nel Paese focalizzando l’attenzione sulle città. Abbiamo infatti bisogno di nuovi modelli di intervento, in particolare per i centri urbani, per affrontare fenomeni di questa portata. Se è ormai condivisa l’urgenza della messa in sicurezza del territorio, è del tutto evidente che larga parte dei progetti che vengono portati avanti sono inadeguati rispetto alle nuove sfide che i cambiamenti climatici ci pongono con sempre maggiore urgenza. Non è infatti continuando a intubare o deviare i fiumi, ad alzare argini o asfaltare altre aree urbane che riusciremo a dare risposta a nuovi equilibri climatici e ecologici complessi, che hanno bisogno di approcci diversi e di strategie di adattamento capaci di ripensare le politiche urbanistiche e infrastrutturali. E’ proprio in questa direzione che vanno le politiche comunitarie e i piani clima delle città europee, è ora che anche l’Italia e le sue città si muovano in questa direzione.
Proprio le aree urbane devono diventare oggi la priorità di politiche che tengano assieme prevenzione del dissesto idrogeologico e adattamento ai cambiamenti climatici. Politiche che attualmente viaggiano completamente separate e seppure il tema del dissesto è affrontato oggi da una task force presso la presidenza del Consiglio, il cambiamento nella dimensione dei fenomeni climatici è tale da far apparire inadeguata anche questa impostazione. Il Governo italiano non ha ancora una politica per affrontare il rischio climatico, da pochi giorni e in ritardo rispetto a quanto previsto dalla Commissione Europea, è stato approvato un documento di obiettivi generali con la strategia nazionale di adattamento al clima mentre ancora nulla si sta muovendo per arrivare all’approvazione del piano nazionale, ossia lo strumento che dovrebbe finalmente permettere di passare dagli obiettivi generali agli interventi concreti utilizzando anche la spesa dei fondi europei da parte delle Regioni che, ricordiamolo, nella programmazione 2014-2020 sono rilevanti per questo tipo di interventi, ma che rischiano, in assenza di chiari obiettivi e di una attenta regia di rimanere inutilizzati.
La mappa del rischio climatico di Legambiente (www.planningclimatechange.org/atlanteclimatico) è nata proprio con l’obiettivo di raccogliere attraverso uno strumento interattivo e periodicamente aggiornato le informazioni sui danni provocati in Italia dai fenomeni climatici dal 2010 ad oggi, con particolare attenzione alle città. Nella mappatura, ad ogni episodio sono associate informazioni che riguardano sia i danni che riferimenti e materiali riferiti a episodi precedenti già avvenuti nel comune, in modo di contribuire a chiarire i caratteri e l’entità degli impatti provocati, individuare le aree a maggior rischio, registrare dove e come i fenomeni si ripetono con maggiore frequenza e analizzare gli impatti provocati per cominciare ad evidenziare, laddove possibile, il rapporto tra accelerazione dei processi climatici e problematiche legate a fattori insediativi o infrastrutturali nel territorio italiano.
Tra le informazioni registrate nella Mappa, troviamo tutti i fenomeni recenti descritti con i relativi danni e le vittime; gli 80 comuni dove si sono registrati in questi anni gli impatti maggiori, suddivisi secondo categorie principali (allagamenti, frane, esondazioni, danni alle infrastrutture, al patrimonio storico, provocati da trombe d’aria o da temperature estreme); i luoghi dove questi fenomeni si sono verificati più di una volta e tutte le informazioni reperibili al riguardo, con l’obiettivo di riuscire a leggerle in maniera integrata per provare a comprendere le possibili cause antropiche, le scelte insediative o i fenomeni di abusivismo edilizio che ne hanno aggravato gli impatti, per arrivare a individuare le aree a maggiore rischio per i cambiamenti climatici. Non mancano i dati relativi agli stop a metropolitane e treni urbani nelle principali città italiane: 10 giorni a Roma, 9 giorni a Milano, 8 a Genova, 6 a Napoli, 5 a Torino, con conseguenze sul traffico urbano e la vita delle persone. In diverse regioni il maltempo ha portato a frane con la chiusura di linee ferroviarie ed è evidente la necessità di un cambio radicale nella progettazione delle infrastrutture, nella gestione e messa in sicurezza per evitare che continuino allagamenti delle linee e delle stazioni. Registrati sulla Mappa anche i giorni di black out elettrici: 38 dovuti al maltempo, avvenuti dal Nord al Sud del Paese e con una sequenza costante (7 nel 2014, 7 nel 2013, 10 nel 2012, 6 nel 2011 e 8 nel 2010). Altre info riguardano la quantità e intensità dei fenomeni di pioggia. La mappa racconta come i principali danni nelle città e nel territorio italiano siano infatti avvenuti durante episodi di pioggia relativamente brevi ma con quantitativi di acqua che mediamente dovrebbero scendere in diversi mesi o in un anno, a seconda dei casi. Altrettanto importante infatti, sarà approfondire perché fenomeni di questa portata determinino effetti diversi nel territorio italiano: può riguardare la natura idrogeologica oppure può essere determinata da come si è costruito e da come sono gestiti il territorio e la rete di smaltimento delle acque. Nel sito troviamo anche i danni ai beni archeologici e al patrimonio storico culturale del nostro Paese. Come a Genova, dove i danni causati dalle piogge durante l’alluvione dello scorso 9 e 10 ottobre, hanno provocato danni all’Archivio di Stato, alla biblioteca nazionale e al Palazzo Reale. Oppure a Roma, dove la forte pioggia del 7 novembre ha causato il crollo di parte delle Mura Aureliane.
La mappa serve anche ad evidenziare come il rischio climatico non riguarda in modo uguale tutto il Paese. Alcune aree sono più a rischio di altre e quindi in quei territori vanno accelerati gli interventi di messa in sicurezza e di allerta dei cittadini. Inoltre dall’analisi dei fenomeni di maltempo si comprende come questi siano più accentuati tra autunno e inverno, ma avvengono anche nei mesi estivi, quando occorre attrezzarsi anche rispetto alle ondate di calore che, in particolare nelle aree urbane, possono provocare gravi danni e conseguenze in termini sanitari.
Proprio le aree urbane sono in Italia quelle a maggior rischio e per questo si deve arrivare quanto prima ad approvare dei veri e propri Piani Clima per affrontare le emergenze e fissare le strategie di adattamento dei quartieri. Del resto un Paese dove l’81,2 % dei comuni è in aree a rischio e con quasi 6 milioni di persone che abitano in zone a forte rischio idrogeologico, occorrono risposte nuove, urgenti e integrate. Le ragioni appaiono scontate, non ultime quelle economiche, con 61,5 miliardi di euro spesi tra il 1944 ed il 2012 solo per i danni provocati dagli eventi estremi.
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