Processo per furto di sabbia nel Po, condanna in appello
Soddisfazione per la vittoria al secondo grado del processo: Abbiamo vinto una battaglia per la difesa della legalità sulle sponde del Grande Fiume.
Dopo nove anni dall’accaduto e quattro dall’inizio del processo, quattro persone sono state condannate in secondo grado per il furto di sabbia nel Po in provincia di Reggio Emilia.
Nel novembre del 2003 la Polizia Giudiziaria fermò in flagranza di reato quattro dipendenti delle aziende Bacchi e Terracqua, che vennero quindi arrestati e processati per direttissima: gli uomini si trovavano in piena notte a bordo di una moto draga, nel mezzo dell’alveo del fiume in prossimità di Boretto (RE), intenti ad estrarre la preziosa sabbia del Po.
Il processo ha poi inizio nel 2008: dopo la sentenza in primo grado di tutti gli imputati, la condanna è stata confermata anche in grado di appello.
Ci siamo costituiti parte civile sin dall’inizio del processo, e non possiamo che esprimere il nostro plauso per i giudizi di condanna emessi al termine del procedimento penale. Seppur con lentezza, anche la macchina giudiziaria ha quindi fatto il suo corso.
“Ci possiamo ritenere soddisfatti di questo risultato – dichiara Francesco Paolo Colliva, avvocato del Centro di Azione Giuridica di Legambiente – soprattutto per il valore simbolico che questo processo ha assunto: non abbiamo vinto soltanto uno scontro giudiziario ma una battaglia per la difesa della legalità sulle sponde del Grande Fiume”.
Nonostante i gravi danni ambientali e la possibilità che gli escavi dei fondali fluviali vadano a incidere pericolosamente sull’incolumità delle popolazioni rivierasche, i furti di sabbia dall’alveo del Po non sono cessati nel tempo, alimentati da un mercato sempre ingordo di un materiale di valore che è necessario soprattutto alla grande industria del cemento.
Il nostro lavoro quindi non si ferma: continueremo a monitorare la situazione del Po tenendo alta l’attenzione sul suo stato di salute!