Assurdo l’ampliamento dell’inceneritore a Modena
HERA avvii una seria politica di diffusione del porta a porta invece di basare
la propria politica sugli impianti di smaltimento
L’associazione chiede all’Assessore Regionale Freda il Piano rifiuti su scala regionale
Un no secco di Legambiente all’ampliamento fino a 240.000 tonnellate dell’inceneritore di Modena. Secondo l’associazione, l’impianto esistente sarebbe già sufficiente per servire il territorio se venissero nel contempo attuate decise politiche di incremento della raccolta differenziata e di riduzione dei rifiuti. Politiche già in atto in altre zone della regione e d’Italia, i cui risultati numerici sono un’evidenza scientifica.
Senza negare che sia importante garantire soluzioni di smaltimento per i rifiuti urbani e per quelli del sistema produttivo, le priorità della gestione rifiuti devono però essere altre.
È evidente che per HERA l’ampliamento dell’impianto costituisce il tassello di una strategia economico/gestionale, ma le scelte della politica devono essere orientate a conseguire l’obiettivo più alto della riduzione dei rifiuti e del loro riciclaggio.
Per questa ragione, a fronte della decisione già espressa pubblicamente, di confermare la taglia a 240.000 tonnellate, Legambiente chiede con fermezza alla Provincia di riconsiderare le proprie decisioni.
Secondo Lorenzo Frattini, Presidente regionale dell’associazione “Già ora ci sono segnali di contrazione di riduzione della produzione dei rifiuti a causa delle crisi. Avviando politiche di prevenzione e di aumento della raccolta differenziata, nel giro di 3-4 anni il forno esistente avrebbe spazio in eccesso anche per gli speciali. Al contrario, questo ulteriore ampliamento sarebbe un disincentivo alla diffusione di politiche virtuose”.
Una richiesta di assunzione di responsabilità è però avanzata anche alla Regione. In particolare, si chiede all’Assessore Sabrina Freda di dare seguito alla proposta di predisposizione di un Piano Ordinatore dei rifiuti su scala regionale. Tale piano dovrebbe dire quali sono le azioni da perseguire, quali gli obiettivi da raggiungere e quanti impianti di smaltimento saranno necessari nei prossimi 5-10 anni. In una situazione dove le imprese di gestione hanno dimensioni nazionali, e le necessità organizzative del sistema dei rifiuti non possono prescindere dagli impatti sui territori, non è possibile che la pianificazione rimanga su scala locale. La scala provinciale si rivela infatti assolutamente insufficiente a gestire virtuosamente il ciclo di smaltimento, che va pianificato in area vasta e tenendo conto di tutte le componenti tecnico/organizzative e politiche – riduzione, trattamento, smaltimento e riciclo – che concorrono alla sua gestione.
Così interviene sulla questione Alessandra Filippi, presidente del Circolo di Legambiente Modena: “E’ importante che le pubbliche amministrazioni mettano in campo delle strategie immediatamente comprensibili per diffondere la cultura ecologica tra i cittadini attraverso azioni concrete che dimostrino una reale volontà di riduzione e di recupero dei rifiuti. La Provincia potrebbe ad esempio stanziare dei contributi economici a supporto di iniziative (“ecofeste”) che garantiscano azioni di riduzione degli sprechi: raccolta differenziata, utilizzo di stoviglie lavabili, bottiglie con vuoto a rendere. Il Comune di Modena in particolare, potrebbe cogliere l’occasione di inserire l’utilizzo di stoviglie lavabili nel Bando in scadenza ad agosto per la fornitura dei pasti delle mense scolastiche. Non si tratta esclusivamente di scelte etiche, ma anche razionali. Lo stesso non si può dire per il potenziamento dell’inceneritore.”