Grande Salto di Legambiente nel Po
A Roccabianca (PR) gli Aironi del Po e il presidente regionale si tuffano per la salute del grande fiume, a 5 mesi dal grave episodio di sversamento di petrolio nel Lambro
A 5 mesi dal grave disastro sul Lambro volontari e simpatizzanti di Legambiente si sono raccolti sul Po a Roccabianca (PR) per segnalare, con un po’ di spirito, che il Grande Fiume può ancora riprendersi, ma a patto di prendersene cura. L’iniziativa fa parte del “Big Jump”, la campagna europea organizzata dall’European Rivers Network, che consiste appunto in un tuffo simbolico nei corsi d’acqua per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla qualità delle acque e sul recupero della balneabilità.
I fiumi italiani costituiscono un patrimonio importantissimo per il nostro Paese: paesaggi ed ecosistemi che contribuiscono a rendere unica l’Italia. Spesso, però, sono aggrediti da abusivismo, inquinamento, escavazioni in alveo, cementificazioni, consistenti captazioni delle acque per uso idroelettrico o irriguo.
Il Po, con oltre 600 km di asta fluviale vede esasperati i problemi di cui soffrono tutti i nostri fiumi, ricevendo gli scarichi di gran parte di 4 regioni e del bacino Padano. E’ evidente che questi problemi non riguardano solo il fiume, ma tutta la costa dell’Alto Adriatico, recettore finale di quanto viene trasportato a valle dal Po.
“L’iniziativa del Big Jump vuole essere un momento di sensibilizzazione affinché il Po ritorni ad essere un fiume balneabile, nonostante i suoi nunerosi problemi.” dice Stefano Barborini presidente degli Aironi del Po, circolo attivo sulla sponda del grande fiume.
Secondo Lorenzo Frattini presidente regionale dell’associazione “I nostri fiumi, ed il Po in particolare, sono in stato di sofferenza: la malattie si chiama inquinamento, escavazioni abusive, mancanza d’acqua. Con questa iniziativa, dal sorriso sulle labbra, si vuole lanciare il segnale che una guarigione è possibile”
In questi ultimi decenni il rapporto con il fiume è completamente cambiato, se da un lato è imbrigliato, canalizzato, regolato, asciugato, dall’altro è terra di nessuno, o peggio, terra dell’emarginazione e del disagio. Siccità e alluvioni sono due facce di una stessa realtà, sempre più tangibile con l’estremizzazione degli eventi, grazie al cambiamento climatico in atto. Il fiume non può essere considerato “altro” rispetto al territorio in cui è inserito, esso vive in un territorio e lo fa vivere. Solo con il recupero di questo rapporto, attraverso un corretto uso congiunto suolo-acqua e una razionale destinazione d’uso dei territori, è possibile recuperare almeno in parte l’equilibrio perso.