Energie rinnovabili: senza “regole del gioco” si favoriscono le speculazioni
Legambiente esorta Regione e Province a fornire delle regole. A determinare l’appello, il caso di un impianto fotovoltaico su 40 ettari di area agricola nel comune di Imola.
Lo sviluppo delle fonti rinnovabili è un obiettivo cruciale ed urgente per uscire dalla dipendenza dal petrolio e per evitare un ritorno del nucleare in Italia. Questo non vuol dire che non serva interrogarsi sul come calarle nel territorio. Una diffusione senza “regole del gioco” rischia infatti di favorire speculazioni e generare lo scontento delle popolazioni.
Questo il parere di Legambiente Emilia Romagna, commentando il progetto di un impianto fotovoltaico che in comune di Imola andrà a rubare 40 ettari all’agricoltura.
“Assistiamo ad una situazione dove gli interventi virtuosi trovano ancora troppe pastoie burocratiche, mentre capita che impianti con scarso attenzione all’inserimento nel territorio riescano a passare tra le maglie di norme confuse e Piani non ancora adeguati” fa sapere l’associazione ambientalista.
Per dare un’idea, l’associazione cita due casi opposti di questo caos normativo: da una parte un impianto fotovoltaico da 40 kW a fianco della tangenziale che viene bocciato a Reggio Emilia perché in area urbana, dall’altra quello dell’impianto di Imola -in area agricola e 500 volte più grande- che rischia di non trovare ostacoli.
Ma paradossi simili se ne ritrovano numerosi anche quando si parla di biomasse, idroelettrico ed eolico.
“Noi spingiamo per la diffusione di tutte le rinnovabili ma chiediamo l’uso del buon senso– dice l’associazione – Se il fotovoltaico integra il reddito dell’azienda agricola aiutandola a sopravvivere è un conto, se si sostituisce completamente all’agricoltura c’è qualcosa che non va. Ricordiamoci che la pianura padana è uno dei luoghi più fertili del pianeta”.
Occorre che gli enti preposti alla programmazione del territorio traccino delle linee di indirizzo che dicano che cosa va favorito e che cosa va invece ostacolato. Occorre che i PSC e i regolamenti urbanistici considerino al loro interno una corretta pianificazione di questi impianti, in modo tale da favorirne una progettazione sostenibile da tutti i punti di vista.
“La situazione nasce anche dalla mancanza di linee guida nazionali, ma il silenzio della Regione e molte Province resta comunque assordante”.